Mercoledì 24 Aprile 2024

La ricetta Draghi Meno pensioni e più lavoro

Bruno

Villois

Previdenza e fisco sono da sempre temi caldi nel nostro Paese, con le contrapposizioni politiche che spingono per soluzioni partigiane, all’inseguimento di un voto di pancia, che risponde a specifiche esigenze di categorie o parti sociali. Anche questa volta, per entrambi i temi, si va in quella direzione, mentre sarebbe utile guardare i numeri, che non vanno interpretati, ma collocati nel medio e lungo periodo. I contrasti sulla previdenza riguardano l’uscita anticipata o meno dal lavoro, argomento relativamente divisivo. Con quota 100, ha premiato essenzialmente il pubblico impiego, che ne ha approfittato in misura extra large. Invece la norma avrebbe dovuto premiare chi svolgeva mestieri usuranti e i lavoratori precoci, cosa avvenuta solo parzialmente. Di certo, con l’allungamento della vita, nella media donna-uomo intorno agli 83 anni, e una crescita demografica assolutamente insufficiente ,già nel prossimo biennio bisognerà valutare quanto sia sostenibile una impennata di uscite di under 65, visto che, già oggi, le pensioni incidono per oltre un quarto sulla spesa pubblica. Va anche detto che per le prossime tre o quattro annate, il vero tema emergenziale sarà il lavoro , sia per la riconversione che imporrà la digitalizzazione, sia per una forte diminuzione del lavoro autonomo nel comparto commerciale e in quello dei servizi. Per evitare effetti negativi sarà opportuno destinare ad entrambi i settori citati importanti sostegni finanziari. Non a caso Draghi intende riqualificare il reddito di cittadinanza, finora deludente, e destinarlo a chi veramente, a causa dell’accelerazione tecnologica e dei postumi degli effetti pandemici, si troverà in ambasce con il lavoro. Difficile ipotizzarne il numero, ma sarà sicuramente di grandi dimensioni.

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