Mercoledì 24 Aprile 2024

"La guerra pesa più della pandemia. Servono misure come per il Covid"

Il presidente dell’Abi Antonio Patuelli spiega le difficoltà per l’economia: "Sostenere famiglie e imprese"

Un carro di carnevale alla Porta di Brandeburgo a Berlino

Un carro di carnevale alla Porta di Brandeburgo a Berlino

"Il rischio è che gli effetti economici del conflitto russo-ucraino pesino sull’economia europea, e in particolare italiana, addirittura più di quelli del Covid. Questo è l’asse delle preoccupazioni". La summa dell’analisi, netta e senza fronzoli, è di Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana, ma anche autorevole e ascoltato analista di lungo corso della politica e dell’economia continentali. Ed è proprio con lo sguardo di prospettiva rivolto all’economia più che al solo settore che rappresenta che avvisa: "Serve con urgenza, se vogliamo evitare una spirale inflazione-recessione, rivitalizzare tutti gli strumenti sperimentati con successo a livello comunitario e italiano, durante la pandemia, per sostenere le imprese e le famiglie, dalle garanzie sui prestiti alle moratorie, alla Cassa Covid, fino alla riduzione, questa volta, anche delle accise in materia energetica".

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Presidente Patuelli, il premier Mario Draghi ha lanciato un warning: non ci siano ancora, ma dobbiamo prepararci a un’economia di guerra.

"Il pericolo oggi, rispetto al 2020, è accresciuto perché il conflitto è stato preceduto da un forte innalzamento dei costi dell’energia per l’Europa e, soprattutto per chi, come noi, ne produce meno in casa. È stato preceduto da crescenti tensioni nel Mediterraneo e ora gran parte del Mar Nero è chiuso ai traffici. Così come sono crollati i commerci con la Russia e con l’Ucraina. Mentre i prezzi delle materie prime, non solo di quelle energetiche, sono esplosi. A questo punto è evidente che la durata della guerra e il modo in cui si concluderà influenzeranno molto gli andamenti dell’economia europea e italiana".

Quel che è certo è che imprese e famiglie si ritrovano di nuovo in mezzo alla bufera.

"I costi energetici toccano tutti, imprese e famiglie. A ciò si aggiunge l’impatto, diretto e indiretto, del tracollo dei rapporti commerciali con la Russia e l’Ucraina, che, però, è variabile in base alla tipologia merceologica delle imprese. Dunque, i problemi sono quelli delle imprese, delle famiglie e conseguentemente delle banche. Ma c’è un rischio complessivo che riguarda tutta l’economia".

La frenata della crescita?

"C’è il forte rischio dell’aumento dell’inflazione: il petrolio al barile nell’ultimo mese è cresciuto di quasi il 20 per cento. E c’è il rischio complessivo di una caduta di fiducia. Nel 2021 abbiamo avuto una grande ripresa innanzitutto di fiducia e poi di Pil. A questo punto c’è il pericolo di un crollo di fiducia e di una ricaduta nella recessione".

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Lo spettro di una stagnazione con inflazione: una grave trappola negli scenari economici.

"Certo. Perché se il conflitto durasse a lungo e si concludesse con una fase di guerra fredda, avrebbe conseguenze prolungate di stagnazione e inflazione. Quando, invece, il nostro programma è quello di avere una stagione duratura di robusta crescita del Pil e del lavoro".

Chi e come può scongiurare la prospettiva più negativa?

"Le prime cose le deve fare l’Europa. Quando è scoppiata la pandemia, in una fase di crisi di fiducia verso le istituzioni europee, c’è stata una vigorosa risposta da parte dell’Unione con un cambiamento di approccio e, dunque, con il Next Generation Eu finalizzato a consistenti investimenti e con la sospensione delle regole del Patto di stabilità e crescita e dei vincoli agli aiuti di Stato. Ora, il Patto è in discussione e la mia opinione convintissima è che si deve invertire l’ordine dei fattori con un nuovo Patto “di crescita e stabilità“. Dall’altra parte, si devono sospendere nuovamente i vincoli agli aiuti di Stato che ritornerebbero nella loro pienezza il 1° luglio che è imminentissimo".

Servono anche gli Eurobond, chiesti da Draghi e Macron?

"Certo, ma gli Eurobond devono essere connessi a un piano di investimenti, come per il Recovery Plan, non per finanziare la spesa corrente".

E i compiti a casa per l’Italia?

"L’obiettivo è sostenere le imprese nell’immediato sulla base degli interventi realizzati nella pandemia e, dunque, utilizzando i veicoli operativi, i canali e i metodi collaudati nel biennio. Perché hanno funzionato per salvaguardare l’occupazione e favorire la ripresa. Senza contare che hanno fatto salire gli incassi fiscali. Basta rivitalizzare quel circuito virtuoso".

Con quali misure specifiche?

"Si devono riattivare o prorogare gli interventi del maxi decreto legge dell’8 aprile 2020. Con il rilancio dei prestiti alle imprese assistiti da maggiore o minore garanzia pubblica, la riproposizione delle moratorie scadute, la cassa Covid, se necessario e laddove necessario anche i contributi a fondo perduto. Con l’aggiunta, in questa occasione, del taglio delle accise sui prezzi dei prodotti dell’energia per imprese e famiglie".