Mercoledì 24 Aprile 2024

La guerra del gas. Draghi accerchiato, famiglie e imprese: "Servono altri aiuti"

Il premier difende le misure adottate: impossibile fare di più. Ma gli industriali lanciano l’allarme: "Si rischia la desertificazione"

Il premier Mario Draghi (Ansa)

Il premier Mario Draghi (Ansa)

Non si tira indietro Super-Mario Draghi. Dalla tolda di comando di Palazzo Chigi continua a monitorare la situazione sul fronte dell’energia. Una fitta rete di riunioni con i ministri che seguono da vicino il dossier, a cominciare dal responsabile dell’Economia, Daniele Franco. Ma anche un filo diretto con le cancellerie europee per preparare il vertice decisivo del 7 settembre.

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Palazzo Chigi respinge al mittente i sospetti di un rompete le righe anticipato dell’esecutivo. Anzi. In serata gli uomini di Draghi rilanciano uno studio del Think tank brusellese Bruegel dal quale emerge che l’Italia è il secondo Paese Ue per stanziamenti a favore delle famiglie e imprese, una dote di 49,5 miliardi, il 2,8% del Pil. Come a dire: di più era veramente difficile fare. Certo, la situazione non è per niente serena. Da domani Gazprom chiuderà nuovamente i rubinetti. Mentre con un documento formale le Confindustrie del Nord lanciano l’ennesimo grido di allarme: il caro energia costerebbe circa 40 miliardi di euro sui bilanci degli imprenditori. Un peso insostenibile.

"Si rischia la desertificazione produttiva". Quanto basta per spingere i partiti all’ennesimo pressing su Palazzo Chigi per chiedere di intervenire subito ed evitare una crisi ancora più drammatica. Alza i toni dell’allarme il leader della Lega, Matteo Salvini, che evoca addirittura il rischio "Grecia" per il nostro Paese e che chiede all’esecutivo interventi di sostegno al settore produttivo e ai cittadini per oltre 30 miliardi. Anche in deficit, se necessario. Uno scostamento di bilancio che, tuttavia, spacca in due il centrodestra.

Da una parte ci sono Forza Italia e Lega convinti che sia l’unica strada percorribile. Dall’altra FdI, con la posizione irremovibile di Giorgia Meloni, da questo punto di vista in linea con Palazzo Chigi. Questo non significa, tuttavia, che l’esecutivo continuerà a restare con le mani In mano. Tanto per cominciare entro la prossima settimana a dovrebbe arrivare un decreto ministeriale che prorogherà di almeno 20 giorni il taglio di 30 centesimi sulle accise della benzina. Per gli altri interventi bisognerà attendere i dati di agosto sulle entrate fiscali e, in particolare, bisognerà capire quanto ha incassato effettivamente lo Stato con la tassa al 25% sugli extraprofitti delle imprese energetiche. Il termine per il pagamento è previsto domani e non è escluso un rush finale per mettersi in regola ed evitare le sanzioni.

Il leader del Pd, Enrico Letta, chiede all’esecutivo di utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per spingere le imprese a onorare la scadenza. Ma al di là dei desideri di partiti, sarà veramente difficile centrare l’obiettivo dei 4,2 miliardi di gettito previsti dall’esecutivo. Per ora, infatti, l’asticella è ferma a 1,2 miliardi di euro. A questa dote bisognerà poi aggiungere l’extra-gettito fiscale di agosto.

Qualcuno parla di un tesoretto fra gli 8 e i 10 miliardi di euro, soldi che sarebbero sufficienti non solo a prorogare il credito di imposta destinato a coprire parte dei rincari dell’energia ma anche per finanziare la cassa integrazione per le imprese costrette a sospendere le attività a causa dell’impennata delle materie prime. Più difficile l’estensione della platea del bonus sociale. Certa, invece, la possibilità di rateizzare le bollette fino a un massimo di dieci mesi senza interessi. Il nuovo pacchetto di misure dovrebbe confluire in un emendamento al decreto aiuti, per evitare un nuovo provvedimento. Ma Palazzo Chigi spera anche nelle prossime mosse europee e, soprattutto, all’intesa sul tetto al prezzo del gas sul quale anche la Germania e l’Olanda (i paesi più refrattari) hanno aperto uno spiraglio.