Venerdì 19 Aprile 2024

La green economy è in ritardo «Cambiamenti climatici epocali I mercati dovevano anticiparli»

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Elena Comelli

MILANO

SE L’IMPRESA è sostenibile, è anche più produttiva. Enrico Giovannini, economista e portavoce dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, non ha dubbi sul fatto che l’attenzione ai temi della sostenibilità sia essenziale per la competitività del sistema Paese, ma ammonisce sul ritmo troppo lento della transizione verde: «Bisogna accelerare il passo».

Che vantaggio c’è per le imprese ad essere sostenibili?

«Partiamo dal vantaggio della maggiore produttività. In base all’ultimo Rapporto annuale dell’Istat, le imprese che in questi ultimi anni hanno investito in sostenibilità, sia ambientale che sociale, hanno una produttività del 15% superiore alle altre. Questo è un dato molto significativo, superiore anche alle aspettative degli esperti in materia. E’ la prima volta che si riscontra un’evidenza di questa portata, che coinvolge migliaia di imprese prese a campione dall’Istat».

Ci sono anche altri vantaggi?

«Sta prendendo sempre più piede la finanza sostenibile, che investe in prodotti finanziari con una forte impronta ambientale o sociale e attira sempre di più anche i piccoli risparmiatori, per cui non è più solo una questione legata ai grandi fondi d’investimento. Solo le imprese che investono in sostenibilità possono accedere a questo tipo di finanziamenti».

Il che mi sembra anche giusto, visto che le imprese sostenibili, sul lungo termine, presentano rischi inferiori alle altre...

«Esattamente. I mercati finanziari si sono resi conto, ormai, dell’insostenibilità sul lungo termine delle situazioni che stiamo vivendo e quindi evitano le imprese troppo coinvolte in attività esposte a rischi come quelli derivanti dai cambiamenti climatici, o in settori (come i produttori di energia fossile) che rischiano prima o poi di sparire, mentre privilegiano quelle impegnate in attività più sostenibili».

Lo ha detto anche il governatore di Bankitalia Ignazio Visco al Festival dello sviluppo sostenibile che l’ASviS ha organizzato il mese scorso...

«Visco ha fatto notare che i mercati non hanno capito in anticipo la portata dei cambiamenti climatici e quindi non hanno orientato correttamente gli investimenti. Ora, però, stiamo andando incontro a un rischio sistemico grave, perché i costi dei cambiamenti climatici sono di proporzioni gigantesche. D’altro canto, i risparmiatori stanno riorientando le proprie scelte molto rapidamente e gli operatori, se vogliono starci dietro, devono essere più rapidi nell’offerta di prodotti mirati per questa platea sempre più vasta».

Quindi lei vede un’accelerazione in questa transizione?

«E’ un processo più rapido del previsto e bisogna rendersi conto che il cambiamento non è futuro, ma sta avvenendo ora. E sarà ancora più rapido nei prossimi mesi, quando l’Unione europea trasformerà questi orientamenti in normative. E’ molto importante che l’Italia recepisca rapidamente le prossime direttive sulla finanza sostenibile, perché da questi temi dipende la competitività del sistema Paese nel suo complesso».

L’Italia è molto in ritardo?

«Ci sono temi centrali in cui sono stati fatti degli errori, come ad esempio quello della rendicontazione non finanziaria delle imprese, che è stata imposta solo alle società più grandi, limitando la portata del provvedimento a 200 imprese. Questo è stato un grave sbaglio, perché i mercati finanziari si stanno orientando verso le imprese che rendicontano in questo modo e quindi le medie imprese italiane sono penalizzate».

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