Venerdì 19 Aprile 2024

La Germania vuole il centro ricerche Italcementi

No dei sindacati all’ipotesi di delocalizzazione all’estero della struttura di eccellenza con sede a Bergamo

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Cresce la protesta per il trasferimento del centro ricerche di Italcementi in Germania. Perché la storica struttura rimanga in Italia, i sindacati hanno scritto all’amministratore delegato della tedesca HeidelbergCement, Dominik Von Achten, e hanno coinvolto presidente del Consiglio e ministro dello Sviluppo economico, mentre l’azienda spiega che si tratta di una normale centralizzazione di questo tipo di attività.

Italcementi, che nel 2015 era passata dai Pesenti al gruppo tedesco, aveva fatto lo stesso quando aveva acquisito Ciments Francais concentrando le attività di ricerca a Bergamo, e ora spiega che per diversi ricercatori italiani ci sarà l’opportunità di far parte del progetto in Germania, visto che sono già dipendenti diretti della capogruppo. Altri verrebbero ‘scorporati’ in Italcementi e resterebbero quindi in Italia, mentre qualcuno lascerà il gruppo con incentivi.

In tutto sono poco più di una trentina i tecnici specializzati che lavorano nel centro bergamasco, ma per i sindacati i rischi vanno oltre quello occupazionale. Secondo le segreterie nazionali di Feneal-Uil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil il centro di ricerca è un’eccellenza italiana che rischia di venire smantellata. L’attenzione è anche alla tutela degli accordi del 2016 che riguardano 6 cementerie a ciclo completo e 6 centri di macinazione, per un totale di circa 2.500 dipendenti. Cgil, Cisl e Uil hanno così contattato direttamente l’ad Dominik Von Achten e hanno sollecitato Conte e Patuanelli "a intervenire per mantenere in Italia oltre alle produzioni anche la punta di diamante rappresentata dalla ricerca su innovazione e sostenibilità".

Ora attendono una risposta dall’azienda e dalla politica, con diverse iniziative organizzate a sostegno della vertenza. Secondo il gruppo con base a Bergamo, che ha sviluppato anche i brevetti per i cementi speciali utilizzati nel nuovo ponte di Genova, parte delle attività di ricerca resteranno comunque in Italia, in particolare quelle ‘green’.

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