Martedì 23 Aprile 2024

LA FLESSIBILITÀ DEL LAVORO

CI RISIAMO. Ciclicamente, dai lontani (non solo temporalmente) anni Settanta ai giorni nostri, torna la proposta di ridurre l’orario di lavoro a parità di salario. Si tratta di una suggestione evergreen cara soprattutto a una certa cultura politica con la quale periodicamente ci ritroviamo a fare i conti. Questa volta è il turno del neo-presidente dell’Inps Pasquale Tridico (nella foto), che rilancia l’idea e quindi ritorniamo a discuterne. Gli argomenti di confronto sono sempre gli stessi: l’impatto delle nuove tecnologie sulle produzioni e il conseguente aumento del tasso di produttività pone una riflessione sulla creazione di nuovo lavoro. Se la domanda di lavoro non aumenta allora per garantire al maggior numero possibile di persone un’occupazione dobbiamo redistribuire il lavoro che c’è senza abbassare i livelli di reddito dei lavoratori. E’ la tesi di fondo sostenuta da un numero significativo di addetti ai lavori tra cui il futurologo Jeremy Rifkin con il celebre testo degli anni Novanta, ‘La fine del lavoro’. Al di la della condivisione o meno dell’analisi, l’idea è praticabile e otterrebbe i risultati auspicati dai sui sostenitori? La risposta, ahimè, è no. L’effetto immediato sarebbe un insostenibile aumento del costo del lavoro per le nostre aziende con conseguenze facilmente immaginabili. Non mi sembra che da questo punto di vista ci siano in giro proposte di riduzione dell’orario che non contemplino tale controindicazione. E laddove è stato sperimentato, vedi la Francia, i risultati non sembrano incoraggianti, al punto che molte aziende sono tornate all’orario pieno. C’è poi un altro tema: è concettualmente corretto pensare di scaricare sulle aziende (private) l’onere della redistribuzione del lavoro e della ricchezza, oppure dovrebbe essere lo Stato a trovare le modalità più idonee per farsi carico della questione?

È DI STRINGENTE attualità la flessibilità dell’orario di lavoro in un’ottica di conciliazione dei tempi di vita-lavoro. In tale ambito le sperimentazioni e le pratiche sono molteplici anche grazie ad una legislazione di favore senza dimenticare, poi, le pratiche di riduzione di orario di lavoro come ammortizzatori sociali con i contratti di solidarietà. Discutiamo, se vogliamo, di orario di lavoro, ma facciamolo con senso della realtà altrimenti alimentiamo dibattiti nella migliore delle ipotesi inutili e nella peggiore dannosi soprattutto per il mondo del lavoro e delle imprese.

(*) Founding Partner LABLAW

Studio Legale Failla, Rotondi & Partners

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