Mercoledì 24 Aprile 2024

La crisi energetica mette in ginocchio il turismo: il 6% degli operatori chiuderà nel 2023

Secondo l’Osservatorio sul turismo, le imprese del settore si stanno già attrezzando per affrontare le difficoltà attuali

La ripresa sperimentata durante la stagione estiva aveva fato sperare gli operatori del turismo in un recupero dei livelli di attività precedenti la pandemia entro la fine di quest’anno. Tuttavia, non sarà così. All’orizzonte, infatti, si stagliano minacciose le nubi della recessione, spinte dal caro energia e dall’inflazione. In questo quadro, le imprese turistiche sono costrette a rivedere al ribasso le proprie aspettative. L’agognato recupero dei livelli pre Covid ci sarà soltanto nella seconda metà dell’anno prossimo, mentre le difficoltà spingono le aziende a innovarsi, escogitando nuovi modi per contenere i costi senza intaccare qualità e quantità dei servizi offerti.

L'allarme dell'Osservatorio

È questo il quadro che emerge dall’ultimo Osservatorio sul Turismo Nomisma-Unicredit. Due i timori principali sottolineati dagli imprenditori del settore: le difficoltà di di far fronte all’aumento dei costi energetici e il calo, causata dall’inflazione, della capacità di spesa degli italiani. Il 67% dei soggetti intervistati denuncia delle criticità che impediscono il normale svolgimento della propria attività, determinate dagli aumenti dei prezzi dell’energia ma anche da ritardi nelle consegne o dalle difficoltà nel reperire le materie prime. Il 6% degli operatori, invece, prevede di gettare la spugna durante l’anno prossimo, mentre il 12% è incerto: non sa se sarà in grado di proseguire.

Piano investimenti rivisto

Certo, i segnali di forza del settore non mancano. La sfida del Covid ha messo a dura prova il comparto, che però ha saputo reagire in modo dinamico. E ora bisogna fare i conti con la crisi energetica. Un operatore su tre ha dovuto rivedere il proprio piano degli investimenti. Il 43% degli intervistati sta pianificando investimenti per migliorare l’efficientamento energetico delle strutture, mentre il 39% intende dotarsi di impianti per la produzione in proprio di energia da fonti rinnovabili. L’81% delle imprese sta inoltre adottando, o lo farà entro l’autunno, azioni per gestire le difficoltà operative. In particolare, il 75% ha già ritoccato all’insù i prezzi delle camere e (il 43%) dei servizi offerti. Il 34% ha deciso di ridurre i mesi di apertura delle strutture.

La digitalizzazione

Una soluzione alla quale sta lavorando la maggior parte degli imprenditori riguarda la modifica in chiave personalizzata dell’offerta. Un modo per soddisfare le richieste del mercato che, secondo l’Osservatorio, dimostra di premiare questo genere di proposte "tailor made" e la digitalizzazione delle strutture (dalla possibilità di prenotare online al check-in e check-out tramite applicazioni, alla presenza di connessioni veloci). Il settore, insomma, è chiamato a reinventarsi. Il timore principale, del resto, è legato soprattutto alla capacità di spesa dei turisti nei prossimi mesi.

Il budget vacanze

Secondo una recente indagine di Nomisma, a causa dei rincari di energia e dell’inflazione, gli italiani avranno a disposizione in media 2.300 euro in meno in un anno. In molti potrebbero decidere di tagliare il budget destinato alle vacanze. Nonostante i problemi, gli operatori restano fiduciosi. La convinzione diffusa è che il picco delle difficoltà si concentrerà nei mesi invernali, mentre a partire dalla seconda metà del 2023 dovrebbe esserci una ripresa. A beneficiarne saranno quei comparti che già la scorsa estate sono stati scelti più di frequente, come il relax e la natura: gli italiani infatti preferiscono passare le proprie vacanze principalmente al mare (per il 59% di chi si è messo in viaggio), ma anche in montagna (12%), nelle grandi città d’arte o nei piccoli borghi.