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Il giorno dopo la proclamazione dello sciopero generale per il 16 dicembre nessuna delle parti cede posizioni: e così, tra messaggi in codice e nessun vero contatto di trattativa, è muro contro muro tra governo e sindacati. Non solo: dopo anni di battaglie più o meno condivise, si allarga lo scontro aperto anche tra le confederazioni. Con la Cisl che non aderisce alla mobilitazione e sposa in toto la linea della maggioranza: "Uno sciopero sbagliato nel merito e nel metodo", attacca Luigi Sbarra. Maurizio Landini, leader Cgil, rilancia la sfida sulla manovra e in particolare sul fisco, con una esile apertura che, in realtà, è un ultimatum: siamo disponibili a trattare, fa sapere, purché il governo metta sul piatto alcuni, sostanziali, cambiamenti. Ma Draghi, come previsto, non ci sta e non attenua l’irritazione mostrata a caldo lunedì sera, subito dopo l’annuncio della mobilitazione. Il premier, chiuso a Palazzo Chigi per tutta la giornata, fa sapere di essere, al limite, disposto a rafforzare il pacchetto contro il caro-bollette: fonti ben informate ipotizzano un intervento importante, con possibile raddoppio della cifra in più già aggiunta (800 milioni) attraverso fondi aggiuntivi. L’emendamento sul taglio dell’Irpef, però, viene intanto rinviato alla prossima settimana. Ma non c’è da farsi illusione: il premier non intende tornare indietro. La notizia dello sciopero, salvo voci isolate, ricompatta la maggioranza e trova, dalla Lega al Pd, tutti sorpresi e contrari alla decisione. Anche se Salvini e Italia Viva non esitano a pungolare il Pd, puntando il dito contro il silenzio del segretario Enrico Letta. La via dello sciopero resta comunque "immotivata", "irresponsabile", "incomprensibile", vista dal centrodestra ma anche da Italia Viva. Uno sciopero proprio prima di Natale, attacca Matteo Salvini, è "inspiegabile e irresponsabile dopo che il governo ha tagliato le tasse anche per i dipendenti e i pensionati". ...
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