Giovedì 18 Aprile 2024

La Bundesbank perde il mastino Weidmann lascia

Il governatore si è dimesso con 5 anni d’anticipo. Senza la Merkel, difficile sostenere le sue politiche

Migration

di Roberto Giardina

Se ne va Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank, il falco, il paladino della stabilità, il nemico dei cattivi d’Europa, con i conti sempre in rosso, tutti del sud, dalla Grecia, all’Italia. Era stato nominato nel 2011, a 43 anni, il più giovane capo della Banca centrale tedesca. È stato l’avversario più ostinato di Mario Draghi. Cercò con tutti i mezzi di farsi scegliere al suo posto a guidare la Bce, la Banca centrale europea. Sconfitto,ha cercato sempre di ostacolare tutte le misure prese dall’ex governatore per salvare l’euro e dare respiro ai membri della Ue in difficoltà.

Weidmann ha annunciato a sorpresa le dimissioni per la fine di dicembre, con cinque anni di anticipo "per motivi personali", scatenando le voci più disparate sulla vera causa di questa rinuncia. "Dieci anni mi sembrano un periodo sufficiente, sia per me, che per la banca", ha aggiunto.

È ancora giovane, pieno d’energia, aggressivo come all’inizio della carriera. Probabilmente, si maligna a Francoforte, ha già in tasca il contratto offertogli da una banca privata. L’anno scorso il suo stipendio è stato esattamente di 453.294 euro e due centesimi, al lordo. Il capo della Deutsche Bank arriva a sette milioni e mezzo. A parte le cattiverie, a quanto avrebbe confidato, Weidmann ha deciso di abbandonare insieme con la sua madrina Angela Merkel, perché pessimista sul prossimo futuro, dopo le elezioni in Germania del 26 settembre.

In Europa e a Berlino, sarà difficile portare avanti la sua politica della stabilità a tutti i costi. Nella nuova probabile coalizione, verdi e socialdemocratici propongono un drastico aumento delle spese pubbliche, 50 miliardi solo per finanziare la difesa del clima, senza tornare al pareggio come prima della pandemia. Un programma pericoloso per l’inflazione, che potrebbe arrivare al cinque per cento per la fine dell’anno.

Il leader liberale Christian Lindner vuole contenere le spese, ed è contrario all’aumento delle tasse proposte da socialdemocratici e verdi, ma Weidmann teme che non riuscirà a frenare gli alleati, anche se riuscisse a ottenere per sé il ministero delle Finanze. E i verdi pretendono l’Economia. La Bundesbank, la BuBa, nelle vignette è rappresentata da un mastino, un cane da guardia con un solo compito, salvare i risparmi dei tedeschi, come prima difendeva il Deutsche Mark.

La lotta all’inflazione è sancita perfino dalla Costituzione. Weidmann è stato il consigliere della Merkel, nel suo primo mandato, ma lei è una politica, e gli preferì Draghi, proprio un italiano. Weidmann alla Bce lo ha accusato di fare gli interessi solo dell’Italia a spese dei tedeschi. In realtà, Draghi ha sempre agito di comune accordo con Frau Merkel, e la consultava prima di ogni decisione importante. Con la nascita dell’euro, la BuBa ha perso importanza, e a Weidmann è rimasta la parte del poliziotto cattivo, senza un reale potere.

Christine Lagarde, numero uno della Bce, si è rammaricata per il suo addio, ma in Europa dopo la pandemia non è più l’ora di stringere i freni. E il mastino tedesco ne ha avuto abbastanza.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro