«La Borsa è centrale per l’economia. E non tace se si fanno danni all’impresa»

Jerusalmi e Tria

Jerusalmi e Tria

Luca Balzarotti

MILANO

«OGGI È DIFFICILE investire. Ha ragione Paolo Basilico: quando va bene ci si deve chiedere quanto la fortuna ha prevalso su capacità e bravura». Raffaele Jerusalmi ha un passato da campione d’Italia di scacchi a squadre e un titolo individuale tra gli under 16 nel curriculum. «Ma da anni gioco solo nel tempo libero» frena l’amministratore delegato di Borsa Italiana. «Niente di agonistico, è rimasta la passione». Basta per essere allenati a leggere la strategia di chi si ha davanti e a scegliere prima la mossa: «No, non c’e nessuna analogia con la Borsa. Forse si può fare un paragone tra gli scacchi e la gestione di un’impresa». Gioca d’anticipo nella risposta, come spesso gli è capitato in questi (quasi) dieci anni da amministratore delegato (dal 2010) di Borsa Italiana. La società per azione che gestisce il mercato della finanza oggi è un’azienda privata controllata al 100% dalla holding London Stock Exchange Group, nata nel 2007 dall’aggregazione tra Londra e Milano. Jerusalmi, che da vent’anni (1998) lavora a piazza Affari, nella nona Borsa più vecchia del mondo, c’era già.

- Mossa necessaria la privatizzazione di Borsa Italiana?

«Sì, siamo stati tra i primi: il bilancio è positivo in termini di efficientamento, trasparenza e tecnologia».

- Quali risultati ha portato a livello operativo?

«Siamo riusciti ad abbassare i costi di negoziazione, è stato il motore che ha attirato investitori internazionali a Milano. La componente retail è sempre stata molto attiva e si è creata nel tempo una una partnership molto forte con i broker online: il mercato è cresciuto insieme alla cultura finanziaria degli italiani. Diventare una società privata ci ha permesso per esempio di organizzare numerosi incontri, eventi formativi e manifestazioni come la Trading Online Expo e la STAR Conference, e di realizzare materiali utili di approfondimenti e guide dedicate.

- Che differenza c’è tra l’amministratore delegato di una qualunque Spa e di Borsa Italiana? Una Spa particolare...

«A livello normativo, l’amministratore delegato di Borsa ha più poteri, anche di tipo istituzionale, delegati dal Testo Unico della Finanza come, per esempio, quello relativo all’ammissione a quotazione delle società sui mercati. Nello stesso tempo, però, Borsa, avendo un ruolo centrale nell’economia del Paese, è sottoposta alla vigilanza di Banca d’Italia, Consob e Ministero del Tesoro perché gestiamo anche il mercato Mts dove si negoziano i titoli di Stato. In più siamo una società privata, che ovviamente deve avere risultati solidi e positivi».

- I conti di Borsa Italiana tornano?

«Posso solo dirle che l’anno scorso abbiamo chiuso uno dei bilanci migliori di sempre».

- In questi vent’anni in piazza Affari, privatizzazione a parte, quali novità ha introdotto e quali eventi, invece, hanno trasformato la gestione del mercato finanziario?

«L’introduzione dell’elettronica nella negoziazione di azioni e obbligazioni è stata la rivoluzione più grande. E noi siamo stati tra i primi, già dal 1994. Poi la privatizzazione, come detto, ha permesso di abbassare i prezzi di negoziazione e di diventare più attrattivi verso l’estero. I due eventi, seppur diversi, che abbiamo dovuto affrontare sono stati l’11 settembre 2001 e la crisi dei mutui subprime del 2008: hanno determinato una forte discontinuità col passato. Le conseguenze sono state da una parte nuove regole come la direttiva europea Mifid 1 (la protezione dal rischio in base alla conoscenza negli investimenti, ndr) dall’altra maggiore attenzione ai rischi da parte di chi partecipa al mercato e da parte delle infrastrutture finanziarie come la nostra».

- Che rapporto ha con questo governo a cui non ha risparmiato critiche?

«Come Borsa siamo da sempre un’istituzione neutrale. Ho espresso delle perplessità sulla narrativa del governo nei primi mesi, con attacchi alle istituzioni europee che lasciavano intendere una svolta anti-europeista che non corrispondeva alle intenzioni. Era solo narrativa politica che ha creato incertezza nei mercati, crescita dello spread e il rinvio di alcuni processi di quotazione in Borsa. Credo che il compito della Borsa sia anche quello di prendere posizioni su quei temi che rischiano di danneggiare le imprese e la comunità finanziaria».

- A proposito di consigli, è papà di due figlie: come suggerirebbe loro di investire i risparmi?

«Per fortuna non hanno una lira... Se sono pochi conviene spenderli».

- Lei che profilo di investitore è?

«Per 12 anni sono stato un professionista del trading. Oggi investo in processi di asset allocation di più anni e li correggo in base all’andamento dei mercati».

- La Borsa è solo per addetti ai lavori o è un mondo a misura del piccolo risparmiatore?

«Non bisogna essere necessariamente professionisti del settore, ma occorre informarsi, stare attenti e essere preparati. Altrimenti si rischia di cadere. Il mio consiglio è di avvicinarsi con prudenza».

- Ci si può arricchire in Borsa?

«Il mercato è difficile, ottenere performance è complicato: è più difficile muoversi oggi nella finanza perché l’avvento dell’elettronica ha accelerato tutto. Oggi gli algoritmi ti costringono a decisioni veloci. In più con i tassi a zero se non rischi hai zero rendimenti. Prima invece avevi un rendimento del 2-3% anche con rischi bassi».

- Cosa manca a questa finanza per essere ancora un po’ più popolare? Qual è la prossima mossa?

«Avvicinare di più le donne a questo mondo da sempre troppo maschile. Una sfida che tutti a livello mondiale dobbiamo giocare».

 

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