Giovedì 25 Aprile 2024

L’Ue detta le trenta regole per il Fintech «Vicino a cittadini e piccole e medie imprese»

Le raccomandazioni dei saggi della Commissione

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Al fianco di cittadini e Pmi, a misura d’uomo e di concorrenza: è il fintech in salsa europea che 15 saggi incaricati dalla Commissione Ue hanno disegnato nelle «30 raccomandazioni su regolamenti, innovazione e finanza«, presentate in prima assoluta l’altro giorno all’Università Cattolica di Milano. «Il rapporto indica alla Commissione alcuni principi per costruire le prossime regole in materia di innovazione e finanza, in un ambiente regolatorio accogliente e competitivo«, spiega Antonella Sciarrone Alibrandi, docente di Diritto bancario in Cattolica e membro del Gruppo di esperti sugli ostacoli regolatori all’innovazione finanziaria (Rofieg) che ha redatto il testo.

Dopo un tour in 15 tappe il report tornerà a giugno a Bruxelles dove, nel seno della Direzione generale Stabilità finanziaria (DG Fisma), il Rofieg lo ha elaborato. Già il 17 maggio 2017, il Parlamento invitava la Commissione a rinnovare il sistema in vista di un mercato unico digitale. Oggi il Rofieg ribadisce: «Per salvaguardare la sua sovranità è vitale che l’Ue mantenga il suo ruolo di standard setter globale anche in relazione al FinTech«, come accaduto per la Gdpr.

«In Europa vogliamo uno standard centrato su consumatori e Pmi, ma è difficile riuscirci senza un mercato interno di tecnologie – spiega Philipp Paech, presidente del Gruppo -. Immaginiamo di dover comprare Intelligenza artificiale dagli Usa o dalla Cina: dovremo accettare standard esterni?». Secondo Howard Covington (citato dal report), infatti, il 65% del valore delle compagnie tech con capitalizzazione di mercato superiore ai 10 miliardi di dollari è negli Usa, il 20% in Cina, il 10% in Asia e solo il 5% nell’Ue.

Le 30 raccomandazioni, in quattro aree, riguardano gli usi innovativi della tecnologia, il terreno comune di competizione, l’accesso ai dati e l’inclusione finanziaria. «Abbiamo mantenuto neutre le raccomandazioni perché attività diverse che creano stessi rischi dovrebbero essere governate da stesse regole. Alcuni sono noti, altri nuovi come la blockchain, che stabilisce rapporti multipolari in un mondo di relazioni finanziarie bilaterali», spiega Paech citando la numero 13, sui sistemi di contabilità distribuita. La prima è sull’interpretabilità dell’IA che dovrà essere leggibile dall’uomo e non chiusa nella «black box«: «Se un investimento tramite robot advisor è sbagliato, chi lo ha proposto dovrà far verificare l’algoritmo a giudice e authority per stabilire le responsabilità«, spiega Sciarrone.

Il Rofieg raccomanda di evitare rischi di concentrazione (5); regolare le criptovalute contro riciclaggio di denaro, evasione fiscale e finanziamento terroristico (7); standardizzare la terminologia (10); predisporre processi di compliance leggibili (11); stabilire una sandbox europea (14); ridurre la frammentazione (15); definire processi verifica dell’identità digitale (19); garantire la possibilità di scelta degli utenti ed evitare l’effetto «lock in« (22); favorire l’uso etico dei dati (30).

«Tutelare i risparmi e i dati degli utenti, garantire un mercato stabile e una sana concorrenza fra imprese: questi i valori da difendere – osserva Sciarrone -. Ma le regole da sole non bastano: stritolati dalla competizione Cina-Usa, servirebbero investimenti per far emergere i campioni del tech europeo«. «Lo sviluppo finanziario dipenderà molto probabilmente dal digitale, che cambia la distribuzione del prodotto, disponibile su ogni smartphone e determinerà la base su cui il finanziario farà profitti o fa perdite - ha detto Mario Nava, direttore DG Fisma -. Di certo, la digital finance strategy è tra le grandi priorità della Commissione Von Der Leyen».

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