Martedì 16 Aprile 2024

L’Ivass accusa Cda d’urgenza per Cattolica

I rilievi della vigilanza: governance imprudente. Domani vertice straordinario della compagnia

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Da sinistra: Paolo Bedoni, presidente di Cattolica, e l’ex ad Alberto Minali

di Achille Perego

Un cda straordinario di Cattolica Assicurazioni domani, che lavorerà al piano di rimedi chiesti dall’Ivass al termine di una lunga ispezione. Ispezione di cui la compagnia veronese ha dato conto l’altro ieri alla Consob. L’Autorità di vigilanza sulle assicurazioni ha chiesto, entro 60 giorni, un piano che illustri le azioni atte a rimuovere le criticità e ricondurre la condotta alla "sana e prudente gestione". Il cda di domani, convocato d’urgenza al termine di una settimana difficile, con le dimissioni del consigliere Luigi Castelletti e il titolo in calo ieri dell’1,17%, sarà l’occasione per fare il punto sul piano richiesto dall’Ivass. Una vicenda iniziata nel 2019, quando l’allora ad Alberto Minali si scontrò col presidente Paolo Bedoni, che mantenne la carica mentre a Minali furono ritirate le deleghe il 31 ottobre.

L’Ivass ha chiesto il ricambio del cda a partire dal presidente, fatti salvi i tre consiglieri voluti da Generali che, sottoscrivendo in estate i 300 milioni della prima tranche dell’aumento di capitale da 500 milioni, è diventata primo azionista con il 24,4%. Una richiesta motivata sia dal meccanismo di voto legato alla natura cooperativa della compagnia veronese (diventerà spa dal 1° aprile) sia dall’eccessivo peso che avrebbe avuto Bedoni sull’intero cda.

I rilievi dell’Ivass riguardano il fatto che il consiglio non si sia mosso secondo "canoni di cautela e prudenza, con conseguente pregiudizio potenziale per la solvibilità del gruppo e la necessità di rafforzamento dei mezzi propri" e sarebbe venuto meno alle "prerogative di indirizzo, gestione e controllo". Per questo l’Autorità ha chiesto a Cattolica di rafforzare il sistema di governo societario e il rapido completamento della seconda tranche di aumento da 200 milioni e della trasformazione in spa. I rilievi riguardano anche i risultati negativi delle due joint venture con Banco Bpm, nate nel 2018 e per cui, dopo l’ingresso di Generali, l’ad del Banco Castagna ha chiesto l’esercizio delle opzioni d’acquisto del 65%, scatenando la richiesta di risarcimento da 500 milioni di Cattolica. E su questo Minali ha avvertito: "Nessuno si azzardi a provare a retrocedere le responsabilità di quanto è accaduto in Cattolica. Fino al 31 ottobre 2019 i rapporti col Banco erano ottimi e il contributo delle joint venture positivo".

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