Giovedì 25 Aprile 2024

L’Italia nel salvadanaio Risparmia di più e meglio

Il 31 ottobre si celebra la 96esima Giornata dedicata

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di Achille Perego

"When you save a bit, big things follow!", "Quando risparmi un po’, grandi cose seguono". E’ lo slogan della 96esima Giornata Mondiale del Risparmio (#GiornataMondialedelRisparmio, #WorldSavingsDay2020). Una giornata di cui abbiamo il primato della nascita, perché fu inventata a Milano nel 1924 durante il primo Congresso internazionale del risparmio. Allora, l’idea di dedicare un giorno all’anno (fu scelto il 31 ottobre) al risparmio nacque per sensibilizzare gli italiani sull’importanza di depositare i soldi, e quindi i risparmi, in banca e non tenerli, com’era abitudine in quei tempi, sotto il materasso o le mattonelle. Se oggi non esiste più questa abitudine (tranne qualche eccezione) rimane il problema non tanto di risparmiare – arte nel quale gli italiani restano ai primi posti nel mondo insieme con i giapponesi – ma di possedere un’educazione finanziaria in grado non solo di investire correttamente i risparmi ma anche saper gestire il budget familiare, costruirsi un’anzianità serena con la previdenza complementare e integrativa e mettersi al sicuro dai rischi con le polizze assicurative.

Non è un caso che ottobre sia anche il mese dedicato proprio all’educazione finanziaria organizzato dall’Edufin, con un focus, quest’anno, sulle scelte finanziarie ai tempi del Covid-19 e sull’importanza di pianificare il futuro. Una parola, quest’ultima, che fa parte anche del titolo "Risparmio: Futuro Presente" scelto per l’edizione 2020 della Giornata mondiale del Risparmio a cura dell’Acri. Sul cui sito (www.acri.it) sarà possibile seguire in streaming il 30 ottobre la manifestazione prevista per questa 96esima Giornata (anch’essa obbligata a una formula digitale per colpa della pandemia), che vedrà, sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica, dalle 10.20 l’evento al quale parteciperanno il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, il presidente di Acri Francesco Profumo e quello dell’Abi Antonio Patuelli.

La pandemia non ha solo cambiato il modo di lavorare (con lo smart working) e gli stili di vita (eventi compresi) ma ha inciso anche sulla voce "risparmio". Che ha visto quest’anno un’ulteriore crescita con le famiglie e le aziende che, preoccupate per la pandemia, al posto di spendere in consumi e investire preferiscono mettere i soldi in banca. A fotografare la crescita dei depositi è l’ultimo rapporto dell’Abi. A settembre, infatti, i depositi in conto corrente, certificati di deposito e pronti contro termine sono aumentati di oltre 125 miliardi (+8%) rispetto a un anno prima mentre la raccolta a medio e lungo termine (obbligazioni) è diminuita del 6,3%.

Sempre a settembre sono aumentati anche gli impieghi (finanziamenti a imprese e famiglie) ma con un tasso decisamente inferiore ai depositi e pari, sull’anno, a un più 4,8%. Complessivamente i depositi hanno raggiunto la cifra di 1682 miliardi, poco meno del Pil. Di per sé il risparmio, commenta Gianfranco Torriero, vice dg di Abi, non è negativo. Ma oggi si tratta di un risparmio "cautelativo" come forma di difesa da un futuro incerto. E se questo comportamento diventa strutturale, può essere un freno alla ripresa. Perché è importante che crescano i depositi ma questa liquidità – ed è il mestiere delle banche – deve essere reimmessa nell’economia reale, finanziando famiglie e imprese. Queste ultime però sono quelle che stanno accantonando maggiore liquidità (+17% contro il +4% delle famiglie) rinviando gli investimenti nonostante il tasso sui finanziamenti a settembre fosse al minimo storico del 2,27% e all’1,29% quello sui mutui.

Se resta elevata la percentuale di famiglie che intende risparmiare con più del 40% dei nuclei che, secondo il Bollettino di ottobre di Bankitalia, prevede di spendere meno del proprio reddito annuo nei prossimi mesi, è fondamentale che queste risorse siano investite correttamente. Il basso livello dei rendimenti sui titoli di Stato ha lasciato orfani i "Bot people" tanto che, sempre secondo la Banca d’Italia, nel 2019 la quota di titoli pubblici detenuta dagli italiani è scesa di quasi 15,9 miliardi a 135. Oltre all’aumento della liquidità (+58,1 miliardi i depositi), sono rimaste stabili le quote in fondi comuni a 480 miliardi, sono diminuite di 16 miliardi a 966 azioni e partecipazioni mentre sono aumentate di 25,4 miliardi a 1.122 le somme versate in assicurazioni, fondi pensione e Tfr. Segno che, per restare al titolo della Giornata del Risparmio 2020, gli italiani cominciano a saper guardare al presente e al futuro.

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