Giovedì 18 Aprile 2024

L’Italia è 25ª per complessità di gestione dei dipendenti

L’Italia si colloca al 25° posto nell’ultima analisi relativa alla complessità delle risorse umane e delle retribuzioni stilata da Tmf Group, multinazionale specializzata nella fornitura di servizi professionali alle imprese. L’analisi ‘HR & Payroll: Navigating complex requirements in turbulent times’, ha esaminato 77 diverse giurisdizioni, classificandole in termini di complessità dei rispettivi ambienti di gestione delle risorse umane e delle retribuzioni. Nel farlo, informa una nota, ha tenuto conto di diversi parametri quali, per esempio, l’erogazione di stipendi e dei benefit fra gli impiegati assunti a livello temporaneo e quelli a tempo indeterminato e la difficoltà relativa alle procedure di assunzione eo licenziamento dei dipendenti secondo la legislazione del lavoro in vigore in ciascuna giurisdizione. L’Italia è l’undicesimo Paese più complesso d’Europa: nella graduatoria si colloca, tuttavia, meglio di alcuni Paesi tradizionalmente considerati employer friendly, come Norvegia e Finlandia.

Mentre l’Italia è al 25° posto a livello globale, la Francia è al quinto, ovvero la seconda giurisdizione più complessa d’Europa. La disciplina giuslavoristica italiana, che prevede, ad esempio, aumenti automatici e obbligatori degli stipendi, congedi di paternità retribuiti e contributi del datore di lavoro per il fondo pensione, influisce in maniera importante sul posizionamento del Belpaese. Un’ulteriore causa è la durata del preavviso necessario per il licenziamento di un dipendente scarsamente produttivo: in Italia sono necessarie circa 25 settimane, mentre Paesi come Regno Unito, Irlanda e Paesi Bassi richiedono un massimo di sole tre o quattro settimane. Saskia Straetmans, responsabile della business unit Human Resources and Payroll del Gruppo Tmf per l’Europa Occidentale, afferma: "Negli ultimi anni, l’Italia ha introdotto alcune riforme occupazionali che mirano a una maggiore flessibilità. Di conseguenza, il Paese è ora percepito come meno conservatore rispetto al passato e leggermente più vicino agli standard degli altri Paesi europei".

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