di Davide Gaeta
Da diversi anni il sistema agro-alimentare ha messo in atto uno strumento di grande efficacia nel rapporto tra produzione agricola e trasformazione. Si tratta di accordi contrattuali che prevedono la fornitura di materia prima alla trasformazione, secondo regole e prezzi certi che vengono fissati prima dell’inizio dell’annata agraria. La filiera del pomodoro da industria è un esempio perfetto. Apparentemente sembrerebbe l’uovo di Colombo, ma in realtà grazie a queste forme di agricoltura contrattuale si realizzano importanti benefici per tutti i soggetti del sistema: produttori agricoli, industria della trasformazione e consumatori. Gli agricoltori per esempio ottengono almeno due grandi vantaggi, ossia la certezza del prezzo di vendita e la sicurezza di vendere la produzione a condizioni ben definite.
L’industria di trasformazione beneficia, altrettanto, della garanzia della fornitura e della sicurezza di standard di qualità che ha precedentemente concordato con il produttore. Il consumatore si avvantaggia, infine, proprio degli elementi centrali dell’accordo: perfetta tracciabilità di prodotto, qualità definita e verificata lungo la filiera, prezzi calmierati non soggetti alle volatilità dei mercati. L’Organizzazione Interprofessionale (OI) interregionale del pomodoro da industria del Nord Italia rappresenta un esempio di grande interesse; produzione e trasformazione si sono strutturate di fatto codificando, in una struttura giuridica collettiva, i legami formali ed informali che erano storicamente presenti tra agricoltori, imprenditori, cooperazione ed organizzazioni produttori (OP) in un dialogo fortunato ed efficace per tutta l’economia della filiera.
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