Sabato 20 Aprile 2024

L’Italia piace all’estero. I grandi fondi: investite. Ma sul Pnrr restano criticità

Per Blackstone siamo un mercato più appetibile di Francia, Regno Unito e Germania Terza relazione sul piano di ripresa e resilienza: per 120 misure ci sono serie difficoltà

Roma, 9 giugno 2023 – “Investite sullo ‘stellone’ Italia. Non ve ne pentirete". L’ordine di scuderia ormai gira da mesi fra fondi di investimento, istituzioni finanziarie e merchant bank di mezzo mondo.

Il ministro Fitto
Il ministro Fitto

I dossier riservati

Nei dossier più o meno riservati che arrivano sulle scrivanie delle multinazionali o dei grandi banchieri. Insomma, da Cenerentola dello sviluppo il nostro Paese si sta trasformando in una delle locomotive europee. Surclassando la Germania, finita in recessione. E superando in scioltezza i nostri vicini francesi.

Il cambio di rotta

La novità è che, dopo che per anni siamo stati snobbati dalle grandi correnti degli investimenti stranieri, ora la musica sembra sia cambiata. Tanto che colossi del private equity, come Blacktone, che ha già puntato sull’Italia circa 15 miliardi di capitali, continuano a consigliare il nostro Paese. Preferendolo anche a mete più blasonate come il Regno Unito, la Francia o la Germania.

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La crescita

Ma non è un caso isolato. Già l’anno scorso l’autorevolissima Ernst & Young raccontava in un report che circa il 60% degli investitori intervistati valutava in miglioramento la nostra capacità di attrarre investimenti, collocandoci al quarto posto tra i Paesi europei che saranno in grado di attrarre quote crescenti di capitali dall’estero. La verità è che la nostra economia ha mostrato, per usare le parole del Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, "una notevole capacità di resistenza e reazione". Tanto che negli ultimi tre anni, di fronte a una crescita del Pil tedesco di circa il 4% noi abbiamo messo a segno un incremento del 13%. E continuano a marciare ad un ritmo sostenuto, ai primi posti a livello europeo.

Gli investimenti

Ma non basta. Dal quarto trimestre del 2019 le vendite all’estero di beni sono aumentate in volume dell’11%, più che negli altri Paesi dell’area europea. Mentre gli investimenti sono addirittura cresciuti del 20%. Tanto che nel 2021 ci sono stati oltre 207 investimenti diretti dall’estero per il nostro Paese. E il trend non si sarebbe affatto fermato, spiegano gli esperti di Ernst & Young. Fra le nazioni che scelgono l’Italia ci sono i nostri tradizionali partner commerciali, a partire dagli Stati Uniti, con un 28% del totale di Investimenti diretti, seguiti dalla Germania (17%), dalla Francia (12%) e dal Regno Unito (7%). Certo, tutto questo non significa che la crescita sia, per così dire, un dato acquisito o che il trend positivo possa continuare così all’infinito.

I nodi del Pnrr

Una buona parte della crescita, ad esempio, dipenderà dalla capacità del governo di utilizzare al meglio le risorse del Pnrr. Ieri, lo stesso commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, ha invitato l’Italia a presentare al più presto il piano che rimodula gli investimenti spostandoli dai progetti che difficilmente possono tagliare il traguardo del giugno del 2026, la scadenza inderogabile per completare le opere. Anche perché la valutazione della Commissione europea in vista dell’erogazione della terza rata del Pnrr, pari a 19 miliardi di euro, "è in via di completamento".

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Il processo di valutazione ha richiesto "tempi più lunghi" per la "complessità degli obiettivi da conseguire per questa rata e per gli approfondimenti che si sono resi necessari nelle interazioni con la Commissione, per alcune scadenze". La terza relazione, depositata in Parlamento, sullo stato di attuazione del Pnrr, realizzata dal Ministero degli Affari europei, fotografa l’avanzamento dei bandi, le criticità nelle assegnazioni e i ritardi nella spesa dei fondi del programma varato dalla Ue per la ripresa economica dopo la pandemia di Covid. "Sono 120 le misure rispetto alle quali sono stati rilevati elementi di difficoltà nella loro realizzazione", si legge nella sintesi della relazione.

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