Venerdì 19 Aprile 2024

Covid, crisi energetica, inflazione: in Italia l'ascensore sociale è bloccato

Il report elaborato da Legacoop e Ipsos. Due italiani su tre ritengono di trovarsi nella parte inferiore della piramide sociale

Roma, 28 dicembre 2022 - ​Italiani popolo di rassegnati. Pandemia Covid, crisi energetica ed economica, inflazione, tasse e senso di ingiustizia pesano come macigni sulle spalle dei nostri connazionali, che con percentuali vicine al 70% stanno mettendo in conto che per loro e anche per i loro figli il futuro non riserverà niente di migliore rispetto alla situazione attuale.

Il dato, che oltre a far discutere dovrebbe prima di tutto far riflettere, emerge dal Report FragilItalia ‘L'ascensore sociale bloccato’, elaborato dall’area studi di Legacoop e Ipsos. Il primo campanello d’allarme suona in relazione alla sottostima del proprio ruolo nella collettività, dal momento che il 66% degli intervistati ritiene di essere posizionato nella parte inferiore della piramide sociale. E per di più meno di 4 italiani su 10 pensano che i propri figli possano aspirare a una posizione migliore della loro.

Alla base del peggioramento delle condizioni di vita figurano gli stipendi bassi
Alla base del peggioramento delle condizioni di vita figurano gli stipendi bassi

Le cause percepite

Ai primi posti dei motivi avvertiti alla base del peggioramento delle condizioni sociali e di vita figurano gli stipendi bassi (indicati dal 55% e 59% nel ceto medio-basso) e la precarizzazione del lavoro (49%), seguiti dalle tasse eccessive (42%) e dalla corruzione (42%). Al quinto e al sesto posto, a pari merito (con il 27%) ci sono l'incapacità dei partiti di difendere le persone economicamente più fragili e l'aumento dei divari negli stipendi tra manager e lavoratori. C’è però anche chi se la prende con la malasorte (il 20% ritiene che le ragioni della propria condizione siano da imputare alla sfortuna) e chi con la propria pigrizia che lo spinge ad accontentarsi del minimo indispensabile.

Come invertire la rotta

Il riscatto invece passa per il 48% degli intervistati dalla propensione a fare sacrifici; per il 45% dalla capacità di risparmiare; per il 37% dalla disponibilità a lavorare tanto e per il 34% dall'aver studiato. Un italiano su tre considera poi che sia cruciale il sostegno della famiglia d’origine.

Fratture sociali

La rilevazione effettuata mette in luce anche un altro aspetto decisamente preoccupante all’interno della comunità, quello legato alla percezione dei divari che possono portare a forti contrapposizioni. Il 67% del ceto popolare vede di cattivo occhio il solco che separa i ricchi dai poveri e gli onesti dai ‘furbetti’. Seguono le divisioni tra italiani e immigrati e tra lavoratori che hanno un impiego stabile e quelli invece che sono alle prese con contratti flessibili, aspetti evidenziati da quasi il 50% del campione.

Autovalutazione

Solo il 5% degli intervistati ritiene che la propria posizione sia migliorata; per il 31% è rimasta uguale a un livello medio o alto; per il 38% è rimasta uguale a un livello basso o popolare ed è invece peggiorata per il restante 26% (per il 7% è molto peggiorata). Una tendenza che si proietta anche nel prossimo futuro e condiziona le aspettative rivolte ai figli, con differenze in relazione al ceto di appartenenza. Tra gli appartenenti al ceto medio, il 35% pensa che le nuove generazioni potranno migliorare la posizione rispetto alla famiglia di provenienza; il 53% che la manterranno invariata; il 12% che scenderanno più in basso nella scala sociale. Nel ceto popolare invece, il 37% esprime aspettative di miglioramento per i figli e il 40% pensa che potranno mantenere la stessa posizione. Ma il 23% (quasi il doppio rispetto agli appartenenti al ceto medio) ritiene che la peggioreranno rispetto alla famiglia di provenienza.

Prospettive

“Il paese è fermo se l'ascensore sociale è bloccato - commenta Mauro Lusetti, presidente di Legacoop -. Stiamo verificando sistematicamente come gli avvenimenti drammatici avvenuti negli ultimi anni, e in particolare la pandemia, non solo hanno lasciato strascichi importanti, ma hanno accelerato processi già in corso che stanno modificando le strutture portanti di questo Paese. L'aumento dei costi e dei prezzi ha imposto un eccezionale stress test al sistema Italia, evidenziando tutte le disfunzioni che lo attraversano. Le politiche di emergenza che abbiamo più volte richiesto, e che seppur in dosi omeopatiche il Governo sta tentando di realizzare pur in questa fase estremamente difficile e controversa, vanno in questa direzione. Ma non bastano: come il ceto medio che si percepisce 'in declino’, il paese è spaventato. E la fiducia nel futuro è il nostro primo e unico ingrediente per lo sviluppo”.