Ita non decolla E su Alitalia arriva la scure Ue

Sindacati in rivolta dopo la rottura delle trattative. Bruxelles vuole indietro 900 milioni di aiuti di Stato

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di Elena Comelli

Alitalia è a terra e Ita fa fatica a decollare. Con i sindacati in rivolta dopo la rottura delle trattative con la nuova compagnia statale, che dovrebbe partire il 15 ottobre, sulla testa della vecchia compagnia in via di dismissione sta per arrivare una nuova tegola da 900 milioni. La Commissione Ue non ha ancora comunicato la sua decisione, ma secondo fonti autorevoli Bruxelles chiederà al governo italiano di recuperare dalla vecchia Alitalia i 900 milioni concessi nel 2017 come prestito ponte, in quanto considerati aiuti di Stato illegali. La decisione dovrebbe essere annunciata a breve dalla Commissione, che ieri ha preferito non sbottonarsi. "In questa fase non sono state prese decisioni formali. L’obiettivo principale della Commissione è giungere a decisioni giuridicamente solide il prima possibile, garantendo nel contempo la protezione dei passeggeri. A questo proposito, l’Italia ha rassicurato la Commissione che con la fine delle operazioni di Alitalia saranno tutelati i diritti dei passeggeri", ha dichiarato un portavoce di Bruxelles.

La bocciatura potrebbe rendere assai complicata la nascita della nuova compagnia e l’addio alla vecchia, con il rischio di un’immediata apertura della procedura fallimentare. Per questo Roma ha chiesto a Bruxelles di aspettare l’approvazione di una norma transitoria, che dovrebbe prevedere la non contestuale restituzione del prestito.

La vicepresidente Margrethe Vestager si sarebbe impegnata a non comunicare la decisione prima del decreto italiano e a confermare contestualmente il via libera alla nuova società con capitale di 1,35 miliardi, sotto il controllo del Tesoro. Ma ha anche fatto capire, secondo le indiscrezioni, di non poter attendere molto.

Sulla nascita di Ita, però, pesa il duro confronto con i sindacati. "La rottura delle trattative da parte di Ita è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. È inaccettabile che un’azienda di proprietà dello Stato agisca con una modalità al limite delle regole e senza alcuna idea di responsabilità sociale, fino a mettere in discussione l’esistenza del contratto nazionale, in una trattativa complessa che riguarda migliaia di lavoratori e lavoratrici", commentano i leader sindacali uniti, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, minacciando una mobilitazione senza quartiere.

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