Istat taglia le stime del Pil, nel 2019 crescita +0,3%

La precendente stima era +1,3%. Lieve aumento anche della disoccupazione. L'istituto di statistica: "Dal reddito di cittadinanza spinta limitata ai consumi". Boccia (Confindustria): "Il Paese non riparte con lo slancio dovuto"

La sede dell'Istat

La sede dell'Istat

Roma, 22 maggio 2019 - L'Istat taglia le stime del Pil per quest'anno: da +1,3% a +0,3%. Una "forte revisione" delle previsioni di crescita rispetto ai dati rilasciati a novembre, spiega l'Istituto, sottolineando inoltre il "deciso rallentamento" a confronto con l'anno precedente (+0,9%). Le stime di quest'anno però risultano "lievemente" migliori rispetto a quelle rilasciate il 7 maggio dalla commissione Ue (+0,1%) grazie a previsioni più alte per gli investimenti. E sono migliori anche di quelle dell'Ocse, diffuse in settimana (0,0%), e dell'indicazione contenuta nel Def di aprile (la stima programmatica del Governo è pari allo 0,2%).

"L'evoluzione di alcuni fattori quali l'acuirsi delle tensioni commerciali, le decisioni connesse alla Brexit e più in generale alla fase di ricostituzione del Parlamento europeo, potrebbero generare un aumento dell'incertezza sui mercati finanziari" spiega l'Istat, che ha simulato "un peggioramento delle condizioni di incertezza economico politica". Uno scenario negativo che "avrebbe effetti prevalentemente sulle scelte di investimento", che peggiorerebbero "ma non si verificherebbe una riduzione significativa del Pil". Un'evoluzione negativa, precisa l'Istat, accompagnata da "un'ulteriore moderazione del commercio internazionale e da un possibile peggioramento delle condizioni creditizie". 

MERCATO DEL LAVORO - "La decelerazione dei ritmi produttivi inciderebbe anche sul mercato del lavoro. Nel 2019 si prevede che l'occupazione rimanga sui livelli dell'anno precedente (+0,1%) mentre si registrerebbe un lieve aumento del tasso di disoccupazione (10,8%)". Così l'Istat nelle "prospettive per l'economia italiana", rivedendo in peggioramento le stime rilasciate a novembre scorso, quando la disoccupazione veniva data al 10,2%. Nel 2018 il tasso è stato pari al 10,6%.

FAMIGLIE, CONSUMI E CRESCITA - L'Istituto nazionale di statistica per il 2019 prevede "un moderato incremento dei consumi delle famiglie", sostenuto, spiega, "dall'aumento del monte salari e, in misura limitata, dalle misure sul reddito di cittadinanza". Nel dettaglio, nel 2019 in Italia la spesa delle famiglie è "prevista crescere a un tasso simile a quello del 2018 (+0,5% rispetto a +0,6%)". E aggiunge: "in presenza di un miglioramento del potere di acquisto, l'attuale fase di incertezza porterebbe le famiglie ad assumere comportamenti precauzionali, determinando un aumento della propensione al risparmio".

I consumi delle famiglie nel 2019, seppure in marginale rallentamento rispetto all'anno precedente, costituiranno la principale componente a sostegno della crescita mentre la spesa per gli investimenti segnerà una decisa decelerazione. L'Istat stima un aumento dei consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali private dello 0,5%, una spesa della Pa in calo dello 0,2% su anno e gli investimenti fissi lordi in netto rallentamento a +0,3% dal +3,4% del 2018.

BOCCIA - Sul tema della crescita economia è intervenuto anche il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia nella sua relazione annulae all'assemblea."Nessuno può sapere con certezza quale sarà la vera crescita quest'anno, per le tante variabili che condizionano oggi questo tipo di analisi. Ma la tendenza è chiara: il Paese non riparte con lo slancio dovuto, necessario, che è alla nostra portata, che ci meritiamo", ha detto. "E' cruciale" abbassare lo spread sottolinea ancora Boccia. "Se il rendimento dei titoli di Stato italiani - spiega - si abbassasse al livello di quelli spagnoli (circa 150 punti base in meno), già il prossimo anno si potrebbero risparmiare 5 miliardi di euro in spesa per interessi". Il numero uno degli industriali ritiene comunque "necessario" individuare un mix di interventi che "riduca deficit e debito rassicurando i mercati finanziari senza compromettere la crescita". Ridotto il rendimento dei Titoli infatti, prosegue Boccia, "se la crescita raggiungesse il livello francese, ecco che il debito pubblico scenderebbe automaticamente. Tassi spagnoli e crescita francese - aggiunge - sono obiettivi a portata di mano per la prossima manovra di bilancio". 

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CONTE -  E sul tema della crescita è intervenuto anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, all'assemblea di Confindustria. "Nel nostro Def abbiamo stimato una crescita prudenziale dello 0,2% ma siamo ferocemente determinati a superare questo livello" ha detto il premier. "Siamo fiduciosi che i provvedimenti consentiranno alla nostra economia di poter crescere è siamo convinti che possiamo farcela" ha continuato. "Serve un decisivo cambiamento di prospettiva, una parola chiave: crescita - ha spiegato il premier - . La crescita non è il fine da perseguire ma il mezzo imprescindibile con cui contribuire all'incremento della qualità della vita di ciascuno". Conte ha aggiunto che "è tempo di dare attuazione agli obiettivi già scritti: piena occupazione, sviluppo sostenibile, lotta all'esclusione sociale, innovazione tecnologica e competitività". "L'Italia deve essere protagonista di questa grande stagione che si annuncia riformatrice: siamo europeisti, ma il nostro non è un europeismo acritico e superficiale, l'Europa non ha bisogno di apologeti, ma di approcci critici", ha concluso Conte. 

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