L’ITALIA è un Paese privo di materie prime, tranne una: il risparmio. Il risparmio degli Italiani è come il petrolio: tutti ne vorrebbero un po’, con la promessa che il gestore, con una virtuale garanzia sul capitale investito, lo farà lievitare in un attimo. L’obiettivo degli asset manager, però, è farsi pagare profumate commissioni, se poi il risparmiatore vince o perde, poco importa. Sui conti degli italiani sono parcheggiati quasi 1400 miliardi di euro: quei soldi, fermi sui depositi infruttiferi, finiranno per assottigliarsi, mentre investirli potrebbe generare un rendimento. Il ragionamento fila se chi propone l’investimento è corretto. Peccato che la Guardia di Finanza nelle scorse settimane abbia sequestrato preventivamente 700 milioni di euro, a carico di due società e cinque banche che vendevano diamanti da investimento a prezzi gonfiati. Questi signori – secondo le accuse degli inquirenti – avrebbero piazzato pietre del valore di 5 al costo di 10 a clienti di banche, alle quali poi distribuivano commissioni. Mi ha colpito la vicenda, perché i primi clienti con cui ho lavorato, tra il 1970 e il 1973, mi avevano chiesto di recuperare il denaro speso per comprare diamanti che venivano confezionati in sacchetti “certificati” dalla Banca del Monte. Quei diamanti si erano poi rivelati fondi di bottiglia.
SE SI RIFILANO prodotti scadenti – siano questi fondi comuni o diamanti – difficilmente gli italiani torneranno a investire. Il risparmiatore, d’altro canto, non può pretendedre che qualcuno magicamente raddoppi i suoi risparmi in tempi brevi... Un imprenditore sa che i soldi si possono impiegare solo in due modi: o si spendono, oppure si usano per fare business e il business, anche quello meglio pianificato, richiede tempo - almeno cinque anni - ed è sempre rischioso.
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