Giovedì 18 Aprile 2024

Una task force di UniCredit contro il caro materie prime

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TRANSIZIONE ENERGETICA, efficienza dei consumi, agricoltura e alimentazione sostenibile, tutela del territorio. Sono soltanto alcuni dei punti-chiave contenuti nel Next Generation EU, il piano messo in cantiere negli anni scorsi dall’Unione Europea per una "ripresa sostenibile, uniforme, inclusiva ed equa" in tutto il Vecchio Continente, dopo lo schock della pandemia del Covid-19. Il filo conduttore di questo ambizioso programma, che in Italia trova applicazione nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è dunque la rivoluzione green che nei prossimi decenni dovrebbe liberare l’economia europea dalla dipendenza dai combustibili fossili, attraverso l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e pulite. Tutto questo processo, però, non è a costo zero. Negli ultimi due anni, infatti, i mercati dell’energia hanno vissuto una volatilità senza precedenti causata da diversi fattori, tra i quali la forte spinta verso la transizione energetica, che sta inducendo uno strutturale aumento del prezzo delle materie prime.

Con questo scenario di fondo, negli ultimi 12-24 mesi sono sopraggiunti anche altri fattori come la carenza di gas naturale dovuta alla diminuzione degli investimenti in perforazioni ed esplorazioni o le conseguenze del conflitto Russia-Ucraina (due grandi produttori di materie prime), con l’instaurazione di un regime di sanzioni ai danni di Mosca. Ecco allora che le aziende italiane, pur nella speranza di un nuovo ciclo di crescita economica favorito dal Pnrr, hanno dovuto affrontare notevoli avversità, subendo importanti incrementi dei costi per l’energia e le materie prime, con grandi difficoltà nella gestione dei listini di vendita e nella protezione dei margini di profitto. Come correre ai ripari? In una situazione complessa come quella attuale che ha inevitabilmente a che fare con la gestione finanziaria dell’azienda e il contenimento dei costi, ricorrere al supporto del sistema bancario è un passaggio fondamentale.

Tra i grandi gruppi bancari italiani, UniCredit ha costituito un team di specialisti per aiutare le aziende maggiormente esposte ai costi delle materie prime. L’obiettivo è sviluppare nel mondo delle imprese le competenze necessarie per definire una strategia di lungo periodo nella gestione del rischio legato alle oscillazioni dei prezzi delle commodity. Una strategia che, ovviamente, può essere attuata con appositi strumenti di copertura, messi a disposizione dal mercato.

Tra questi, lo strumento più semplice e diffuso è lo swap finanziario, che permette, attraverso uno scambio di flussi finanziari che compensano le oscillazioni di prezzo delle materie prime, la stabilizzazione del prezzo di queste ad un valore prefissato. Nell’ambito delle soluzioni proposte, UniCredit ha sviluppato anche una piattaforma digitale (UC Trader) che permette l’accesso immediato e autonomo dei clienti all’esecuzione di strumenti di copertura sulle materie prime. Il sostegno delle banche al mondo imprenditoriale nel gestire gli effetti dei rincari delle commodity, però, non può limitarsi soltanto alla proposta di soluzioni finanziarie.

"Di fronte a un mercato che ha posto sfide senza precedenti al nostro tessuto produttivo", dice Massimo Magni (nella foto in basso), responsabile per l’Italia dell’area mercati di UniCredit, "abbiamo prestato particolare attenzione alla crescita di una cultura d’impresa su queste tematiche partecipando a numerosi incontri con le associazioni di categoria a livello locale per aiutare le imprese a sviluppare la necessaria consapevolezza rispetto al modificato contesto macroeconomico e geopolitico e rispetto agli strumenti offerti dal mercato". Questa opportunità è stata colta in primis dalle aziende che operano in quei settori definiti solitamente "energivori". In questo tipo di imprese, le divisioni aziendali che presidiavano le funzioni "acquisti" e l’area finanza hanno aperto un canale di dialogo intenso con la banca, coinvolgendo per le decisioni più strategiche gli stessi vertici aziendali.

Particolarmente attivi su questo fronte sono stati per esempio, secondo l’esperienza di UniCredit, il settore della ceramica, le cartiere e l’industria del vetro. Tuttavia, la consapevolezza di confrontarsi con questi temi si è progressivamente estesa anche ad altri settori come la chimica, l’industria conserviera e la grande distribuzione organizzata, con la copertura dei consumi energetici relativi alla cosiddetta catena del freddo (cioè la gestione di impianti di congelamento e refrigerazione che si trovano in tutti i supermarket). Non vanno dimenticate, infine, le soluzioni legate alla transizione energetica. UniCredit infatti è attiva anche nell’aiutare le imprese a gestire questo processo all’interno del sistema europeo EU-ETS attraverso la compravendita di certificati di emissione di quantità di Co2.