Una Mappa dei rischi che tutela le aziende esportatrici

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PANDEMIA, guerra in Ucraina, calamità naturali e ritorno dell’inflazione. Sono i fattori che nell’ultimo triennio hanno provocato veri e propri shock negli equilibri economici, sociali e politici del Pianeta, con un effetto inevitabile: rendere la vita più difficile alle imprese italiane che esportano, ma non impossibile visti gli ultimi dati dell’export che chiude il 2022 con una crescita che sfiora il 20%. Sace, società controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze, supporta, con i suoi servizi assicurativi e finanziari, le aziende italiane che esportano, con particolare attenzione alle Pmi, accompagnandole anche in aree geografiche poco battute per cogliere tutte le opportunità offerte dai mercati esteri. L’ufficio studi di Sace ha creato una Mappa dei rischi a cui vanno incontro le aziende quando hanno rapporti con un paese straniero. Il risultato di questa attività di ricerca è un mappamondo interattivo online (nella foto a sinistra in alto), consultabile su internet, che si aggiorna ogni anno e riguarda 200 mercati esteri.

I rischi presi in esame appartengono a tre tipologie. La prima riguarda il rischio del credito, cioè l’eventualità che una controparte estera (sovrana, bancaria o corporate) non sia in grado o non sia disposta a onorare le obbligazioni derivanti da un contratto commerciale o finanziario. Poi c’è il rischio politico, cioè la possibilità di incontrare in un determinato paese disordini civili e violenza politica, guerre, provvedimenti di esproprio o violazioni contrattuali oppure restrizioni al trasferimento e alla convertibilità valutaria. Infine, la terza tipologia di rischi presa in esame da Sace, in collaborazione con la Fondazione Enel, riguarda la sostenibilità, considerando aspetti sempre più importanti come i cambiamenti climatici, il benessere sociale della popolazione e la transizione energetica.

"Strumenti come la nostra Mappa dei rischi sono oggi più che mai indispensabili alle imprese italiane per continuare a crescere sui mercati in maniera competitiva, sana e sostenibile", dichiara Alessandra Ricci (nella foto a destra), amministratore delegato di Sace, sottolineando anche un altro aspetto: "I rischi del credito, politici e climatici, dialogano tra loro e vanno letti in maniera integrata, ma emerge con forza il messaggio che la sostenibilità e la transizione sono priorità imprescindibili su cui investire per sviluppare resilienza e costruire vie di crescita futura per le aziende e per il nostro Paese".

Dal quadro d’insieme dei rischi globali delineato da Sace, emerge nel 2023 uno stato di "Stabile fragilità" (è proprio questo il titolo scelto per la Mappa) che rallenta l’attività economica globale e il commercio internazionale. Questo non vuol dire, però, che le imprese italiane debbano guardare a questi dati sempre in negativo. Anzi, conoscere i rischi di un determinato paese o di un’area geografica vuol dire avere gli strumenti più idonei a disposizione per cogliervi le opportunità migliori, soprattutto se si tratta dell’universo delle piccole e medie imprese. Sace guarda infatti con sempre maggiore attenzione a questa platea di aziende, avendo posto nel suo piano industriale l’obiettivo di servire 65mila pmi nell’arco del triennio che arriva al 2025, cioè un numero doppio rispetto a quello attuale.

Analizzando nel dettaglio la Mappa, Alessandro Terzulli (nella foto a sinistra in basso), chief economist di Sace, evidenzia "una generale stabilità del quadro dei rischi del credito globali, mentre migliorano gli indicatori di transizione energetica ma peggiorano climatici e quelli politici". Per quanto riguarda nello specifico i rischi del credito, l’ufficio studi di Sace ha rilevato miglioramenti in 57 paesi su 195, un quadro stabile in altre 72 nazioni e un aumento in 65 mercati. Tra le aree dove emerge un quadro migliore degli anni precedenti, c’è per esempio il Medio Oriente, dove i produttori di materie prime energetiche come l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e l’Oman hanno registrato un immediato beneficio dall’aumento dei prezzi, con ricadute positive sulle finanze pubbliche.

In America Latina proseguono le buone performance di crescita di Brasile e Messico (il primo soprattutto per un sistema produttivo dinamico e il secondo grazie alla struttura manifatturiera della sua economia). In Asia, invece, l’India è la best performer mentre migliorano Vietnam e Taiwan, grazie alla loro ottima gestione dei conti pubblici. Per quanto riguarda il rischio politico, invece, c’è un miglioramento in 35 paesi su 194, una stabilità in 71 e un peggioramento in 88. Il livello più elevato, per ovvi motivi, si registra in nazioni dell’est Europa come la Russia e la Bielorussia. Infine, uno sguardo ai rischi legati ai cambiamenti climatici, per i quali l’Asia (con l’India e il Bangladesh in prima fila) è la più esposta all’eventualità di fenomeni naturali avversi a causa di temperature che crescono due volte più rapidamente rispetto alla media globale.