Sos della previdenza complementare

LA CRISI di risorse e la difficoltà di risparmio, specie presso le classi sociali più deboli e più esposte agli effetti sfavorevoli della congiuntura economica e sociale, si riflette sul fronte della previdenza complementare. Sebbene nel 2021 si sia registrato aumento del 3,9% rispetto al numero di iscritti dell’anno precedente, su 8,8 milioni di soggetti oltre 2,4 milioni di soggetti risultano non aver versato contributi, fenomeno che ha interessato i fondi pensione aperti in misura maggiore rispetto alle altre forme. Alla fine di giugno del 2022 il totale degli iscritti è passato da 8,8 a 9 milioni di individui, ma il numero resta comunque basso. "Per quanto riguarda le necessarie integrazioni al nostro prezioso sistema pubblico, in particolare quello previdenziale, vogliamo favorire la diffusione delle coperture integrative (che in Italia rappresentano solo il 6% del finanziamento complessivo delle pensioni, contro il 50% nel Regno Unito e il 52% nei Paesi Bassi). A tal fine, svilupperemo iniziative mirate e innovazione di prodotto" ha dichiarato la presidente dell’Ania, Maria Bianca Farina.

Nei dieci anni da inizio 2012 a fine 2021, il rendimento medio annuo composto è stato pari al 4,1% per i fondi negoziali, al 4,6% per i fondi aperti, al 5% per i PIP di tipo unit-linked e al 2,2% per la quota di PIP investita in gestioni separate, a fronte dell’1,9% annuo della rivalutazione del TFR. Nei primi sei mesi del 2022 i contributi incassati sono stati pari a 6,2 miliardi di euro, 266 milioni di euro in più (+4,5%) rispetto al corrispondente periodo del 2021. I rendimenti nel complesso negativi registrati nel I semestre 2022 hanno, tuttavia, causato una riduzione di 207 miliardi delle risorse gestite.

Nell’orizzonte della previdenza complementare potrebbero ritagliarsi un ruolo i nuovi Pan-European Personal Pension Products (Pepp), che nelle intenzioni delle istituzioni europee dovrebbe affiancarsi alle forme già presenti a livello nazionale e costituire una forma di riferimento per i lavoratori che, spostandosi tra gli Stati membri, possono mantenere la stessa posizione previdenziale complessiva distinta in ‘sottoconti’ per ciascun periodo di permanenza nei diversi Stati. Ma i molti vincoli sulle caratteristiche del prodotto previsti dalle norme europee e la mancata armonizzazione dei Pepp nell’ambito delle forme previdenziali italiane potrebbero costituire un disincentivo.

g. p.