Risparmio tradito: come difendersi dalle truffe finanziarie

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PROMESSE di rendimenti stellari, soldi che spariscono all’improvviso, clienti beffati e manager irreperibili. Ci sono diverse vicende di truffe finanziarie che di tanto in tanto colpiscono i risparmiatori italiani e che hanno sempre lo stesso copione: c’è qualcuno che raccoglie un bel po’ di quattrini tra gli investitori, con offerte su internet o con il passaparola, finché gli ingranaggi non si rompono e il raggiro non viene alla luce, quando però è ormai troppo tardi. Ma come difendersi da queste vicende di risparmio tradito? A ben guardare, chi è caduto nella rete dei truffatori di questo genere aveva ben più di un’arma a disposizione. Bastava per esempio fare un controllo su internet nei siti delle autorità di vigilanza come la Consob, che vigila sui mercati finanziari (www.consob.it). Chiunque in Italia proponga servizi d’investimento finanziario al pubblico, infatti, deve avere un’apposita autorizzazione della Consob che ovviamente verifica se si tratta o meno di società con tutte le carte in regola. Non a caso, nei suoi bollettini periodici, l’authority che vigila sulla borsa e sui mercati pubblica regolarmente i nomi e le generalità di soggetti che vengono "pizzicati" mentre propongono al pubblico attività di investimento (non di rado proprio con promesse di rendimenti a due o tre cifre) senza le dovute autorizzazioni. Si tratta di sollecitazioni abusive del pubblico risparmio, che sono completamente fuorilegge.

Dal luglio 2019, sono 744 gli indirizzi web oscurati dalla Consob in quanto irregolari. A questi, si aggiungono poi anche altre società abusive che raccolgono soldi sul territorio, come faceva in Veneto la New Finance Technology, accusata di recente di aver sottratto decine di milioni di euro a ignari risparmiatori. Oltre che fare una verifica presso il sito della Consob, però, chi vuole evitare vicende come quella appena menzionata aveva anche un’arma a disposizione. Chi opera come intermediario nel settore delle gettonatissime criptovalute, per esempio, deve iscriversi a un apposito registro, regolato dalla legge. A custodirlo è l’Oam (Organismo agenti e mediatori), che nasce per volontà dei professionisti del settore creditizio ma è investito dal ministero dell’Economia di poteri pubblici, in quanto svolge funzioni di vigilanza sugli iscritti, verificando i loro requisiti e la correttezza del loro operato.

Attualmente sono una settentina gli iscritti all’Oam che operano con le criptovalute o che hanno fatto domanda per essere inseriti nel registro degli intermediari autorizzati. Chiunque, abbia ricevuto un diniego o non abbia ancora presentato la domanda, per legge deve sospendere la propria attività. Un sistema di vigilanza è previsto anche per i consulenti finanziari, che sono iscritti a un apposito albo professionale gestito da un organismo che si chiama Ocf. Si tratta di un soggetto di diritto privato che svolge un’attività di interesse pubblico, poiché ha il potere di fare controlli sull’attività dei consulenti, decretandone la sospensione o la radiazione dall’albo in caso di irregolarità. Tutte le società o i liberi professionisti che gestiscono i risparmi degli italiani o promettono in qualche modo di farli fruttare, insomma, devono avere le carte in regola.