Risparmio gestito, occhi sulla ricchezza degli italiani

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GUERRA, crisi delle materie prime, inflazione e aumento dei tassi d’interesse: è ancora presto per calcolare quale sarà il loro impatto sul portafoglio dei risparmiatori italiani. Intanto, però, è innegabile che molte famiglie della Penisola siano arrivate ad affrontare lo scenario attuale, purtroppo pieno di complicazioni, con un bel "gruzzoletto da parte". A dirlo sono i dati da Boston Consulting Group (BCG), nota multinazionale della consulenza che nei giorni scorsi ha pubblicato un report sulla ricchezza finanziaria globale, giunto alla sua 22esima edizione con il titolo Global Wealth 2022: Standing Still Is Not an Option. Secondo BCG, l’Italia è l’ottavo Paese per ricchezza finanziaria totale a livello mondiale, con un patrimonio totale di 6 mila miliardi di dollari americani calcolato alla fine del 2021. A questo tesoretto si aggiungono altri 8.100 miliardi di asset investiti nei cosiddetti beni reali (come per esempio gli immobili), mentre le passività finanziarie (cioè i debiti) sono abbastanza contenute, nell’ordine di 900 miliardi di dollari.

Confrontando il nostro Paese con l’estero, il Boston Consulting Group ha stimato che a sud delle Alpi, sempre alla fine del 2021, c’erano l’11,3% della ricchezza finanziaria di tutta l’Europa Occidentale, il 12,3% di tutti gli asset reali e il 6,6% delle passività finanziarie. Abbiamo insomma più risparmi che debiti. Forse è per questa ragione che il mercato italiano resta una piazza interessante per le società di asset management (cioè di gestione del risparmio), non soltanto per quelle nazionali ma anche per quelle di provenienza estera. Rispetto al 2001, la ricchezza finanziaria nel nostro Paese è quasi raddoppiata, passando da 3.700 a oltre 6mila miliardi di dollari, con un tasso di incremento annuo del 2-3%, ben superiore alla crescita dell’economia (che, anzi, nell’ultimo ventennio è stata a dir poco stagnante). Secondo le proiezioni di BCG, il tesoretto in mano ai nostri connazionali dovrebbe aumentare ulteriormente nel prossimo quinquennio, raggiungendo i 7mila miliardi di dollari mentre la sua quota, in rapporto all’intera Europa Occidentale, dovrebbe rimanere stabile attorno all’11%. A livello mondiale, invece, l’Italia è appunto l’ottava potenza per ricchezza finanziaria: prima di noi ci sono gli Stati Uniti (119mila miliardi), la Cina (30.900 miliardi), il Giappone (18.100 miliardi), il Regno Unito (10.300 miliardi), la Germania (9.200 miliardi), la Francia (7.900 miliardi) e il Canada (7.500 miliardi).

L’analisi BCG stima che 431mila nostri connazionali (circa l’1% della popolazione adulta) siano milionari, cioè detengano un patrimonio di almeno un milione di dollari in ricchezza finanziaria. Se si guarda poi ai super ricchi classificati dai gestori del risparmio come Ultra High Net Worth (cioè gli individui che detengono un patrimonio superiore ai 100 milioni di dollari di ricchezza finanziaria) in Italia se ne contano 2.100. Quest’ultimi, pur essendo relativamente pochi, detengono una quota non trascurabile di tutta la ricchezza nazionale, cioè il 15% circa. È pur vero, tuttavia, che anche altri segmenti di popolazione hanno un patrimonio di tutto rispetto: il 44% della ricchezza è in mano al mass market, cioè a 48,5 milioni di italiani che hanno tutti un capitale inferiore ai 250mila dollari; una quota del 12% è invece in mano ai risparmiatori classificati come affluent, che hanno un patrimonio compreso tra 250mila e un milione di dollari, il 20% è posseduto dai lower HNW, cioè da 419mila italiani che hanno asset finanziari superiori al milione e inferiori ai 20 milioni di dollari. Infine, una quota dell’8% della ricchezza nazionale è detenuta da 12.400 persone con un patrimonio individuale tra 20 e 100 milioni di dollari.