Giovedì 18 Aprile 2024

Prestiti al consumo: attenti a valutare il costo reale del debito

PRESTITI PERSONALI, prestiti finalizzati, cessione del quinto, vendite rateali a tasso zero o consolidamento dei debiti. Sono soltanto alcuni dei termini utilizzati nel settore del credito al consumo, cioè quel variegato insieme di soluzioni che le banche e le finanziarie offrono a chi ha bisogno di soldi e vuole ripagare a rate qualche bene o servizio durevole: l’autovettura, i mobili di casa, gli elettrodomestici ma anche le cure mediche o qualche spesa un po’ più "frivola" come le vacanze estive.

Prima di sottoscrivere un prestito al consumo, come nel caso dei mutui, occorre documentarsi un po’ su chi offre le condizioni migliori sul mercato e sui come valutare il reale costo del debito. Anche per i finanziamenti di questo tipo, come per quelli destinati all’acquisto della casa, ci sono due indicatori da guardare: il tan (tasso annuo nominale) che misura la quota di interessi applicati ogni anno dalla banca o dalla finanziaria sul debito ancora da rimborsare. L’altro indicatore, ancora più importante, è il taeg (tasso annuo effettivo globale) che misura il reale costo del prestito tenendo conto non soltanto degli interessi ma anche delle spese accessorie (per il prelievo della rata o per l’istruttoria sul debitore) applicate solitamente dalle banche. A parità di importo e di durata, un prestito che ha un taeg più elevato di un altro vuol dire che è più costoso. Questo parametro è dunque una bussola per orientarsi e non farsi allettare subito dalle offerte di prestito che qualche rivenditore (per esempio un concessionario di auto o un grande magazzino) propone al cliente per acquistare a rate un determinato bene di consumo. Può darsi infatti che ci siano banche o finanziarie che propongono prestiti al consumo migliori rispetto a quelli del rivenditore, o viceversa. Di solito i finanziamenti di questo genere sono tutti a tasso fisso, cioè prevedono il pagamento di una quota di interessi predeterminata, che resta invariata (a differenza di quanto avviene per molti mutui), anche in caso di rialzo del costo del denaro da parte della Banca Centrate Europea. La durata dei finanziamenti al consumo e dei prestiti personali è solitamente compresa tra un minimo di 2 anni fino a un massimo di 7-8 anni. Esistono però linee di credito che possono avere una durata più lunga, fino a 10 anni.

È il caso per esempio della cessione del quinto dello stipendio, una forma di finanziamento un tempo riservata ai soli dipendenti pubblici e poi estesa anche ai lavoratori delle aziende private, assunti con un contratto a tempo determinato. Il tratto distintivo di questa forma di finanziamento è che la rata (il cui importo può arrivare a un massimo del 20% dello stipendio, cioè a un quinto) viene prelevata dal datore di lavoro direttamente sulla busta paga del dipendente, prima che la retribuzione venga accreditata sul suo conto corrente. Questo meccanismo di prelievo viene considerato dalle banche e dalle finanziarie una garanzia maggiore contro le insolvenze del debitore. Per questo, la cessione del quinto viene spesso concessa anche a soggetti come gli anziani che spesso non riescono ad accedere ai classici prestiti personali e con piani di rimborso più lunghi.