PETROLIO, GAS E METALLI INDUSTRIALI SUGLI SCUDI

PETROLIO, gas e metalli industriali. È il terzetto di materie prime (o commodity, in inglese) che nelle ultime settimane ha attirato l’attenzione degli investitori internazionali e degli analisti delle case d’investimento. Merito dei prezzi di mercato di molte commodities che si mantengono su livelli alti, per tutta una serie di fattori legati alla congiuntura economica. Dopo la recessione causata dalla pandemia del Covid-19, il Pil di molti paesi industrializzati è tornato infatti a viaggiare a ritmi sostenuti, facendo crescere la fame di materie prime, necessarie per alimentare le fabbriche, i consumi e le attività produttive più in generale. Di conseguenza, l’offerta sul mercato non è stata in grado di soddisfare in maniera adeguata la domanda internazionale. E così, come sempre avviene in situazioni analoghe, i prezzi delle commodities hanno imboccato un trend all’insù.

"La scarsità di offerta resta un problema significativo in molte filiere", ha scritto nel suo ultimo report trimestrale Daniela Corsini, economista di Intesa Sanpaolo, che intravede all’orizzonte una normalizzazione dei prezzi, ma soltanto nel medio e lungo periodo. "La mano invisibile del mercato riuscirà gradualmente a ripristinare l’equilibrio, poiché le elevate quotazioni stanno sollecitando una risposta sul fronte dell’offerta", sostiene Corsini, che sottolinea però come questi processi di adeguamento richiedano tempo. Il risultato è che oggi gli investitori devono prepararsi a quotazioni delle materie prime superiori alla media quinquennale per un periodo prolungato. Tale considerazione vale soprattutto per il petrolio.

Nella prima settimana di ottobre, le quotazioni del Brent (il greggio del mare del Nord) hanno superato la soglia degli 80 dollari al barile, con un rialzo di ben il 48% dall’inizio dell’anno. Ora, non è un’ipotesi campata in aria vedere un possibile passo indietro anche se gli analisti di Intesa Sanpaolo pensano che l’equilibrio di mercato non arriverà probabilmente prima del quarto trimestre di quest’anno o nel primo trimestre del 2022. "Restiamo cautamente positivi sulle quotazioni del petrolio e ci attendiamo un moderato potenziale di crescita per il Brent, a fronte di uno scenario macroeconomico ancora favorevole", continua Corsini nel suo ultimo report trimestrale, prevedendo che "la domanda sarà sostenuta dal ritorno della crescita economica mondiale a livelli pre-crisi e dalla progressiva ripresa degli scambi commerciali e dei trasporti". Se il mondo intero si è rimesso in moto dopo la pandemia, insomma, è difficile pensare che le quotazioni del greggio possano fare una brusca retromarcia. Stesso discorso per altre commodities legate al settore energetico.

Emblematico è il caso del gas naturale i cui prezzi sul mercato europeo sono letteralmente quintuplicati dall’inizio dell’anno, come evidenziato nei giorni scorsi anche da Chris Iggo, responsabile degli investimenti della casa di gestione Axa Investment Managers. Negli ultimi giorni c’è stato un ritracciamento delle quotazioni dopo che il presidente russo, Vladimir Putin, si è detto disponibile ad aumentare le sue forniture di gas in vista dell’arrivo della stagione fredda. A parte quest’ultima novità, però, l’impennata dei prezzi resta elevatissima. Molto significativa, benché meno sostenuta, la crescita delle quotazioni del carbone, salite del 100% dal settembre dell’anno passato. "L’autunno è arrivato e non semplifica le cose", sostiene Iggo, paventando il rischio che "i prezzi dell’energia restino elevati anche al di là degli effetti di breve termine correlati alla pandemia". Anche Corsini di Intesa Sanpaolo vede una prospettiva rialzista, ricordando che "in Europa i depositi di gas sono notevolmente più vuoti rispetto alla media stagionale, destando dubbi sulla stabilità del sistema nell’eventualità di un inverno freddo, che amplificherebbe la domanda di gas per riscaldamento". L’analista di Intesa Sanpaolo è positiva anche sulle prospettive dei prezzi dei metalli industriali, mentre lo scenario è diverso per le altre materie prime non legate al settore dell’energia.

Per le commodities agricole, Corsini ritiene che i prezzi diminuiranno nei prossimi mesi, viste le aspettative di mercati meno tesi. Tuttavia, i timori legati alle condizioni meteorologiche restano in primo piano e potrebbero alimentare volatilità delle quotazioni, a causa degli impatti più gravi e meno prevedibili di cambiamento climatico e riscaldamento globale. Infine, per l’oro e i metalli preziosi Corsini ritiene che l’adozione di politiche monetarie più restrittive negli Stati Uniti e in Europa possano "erodere ulteriormente il supporto dei prezzi". Di solito, infatti, le quotazioni dei metalli preziosi aumentano quando le banche centrali hanno politiche monetarie espansive e inondando i mercati di liquidità, come avvenuto negli anni scorsi. Ora che il vento sta mutando, anche il prezzo dell’oro e dell’argento potrebbero dunque cambiare rotta e indebolirsi. Non tutti gli osservatori del mercato sono però concordi nel delineare questo scenario.