ACQUISTARE o aspettare? È il dilemma di fronte al quale si trovano oggi gli investitori che puntano sul reddito fisso, cioè acquistano i buoni del Tesoro e i corporate bond (emessi da società private). Per molti anni, tutti questi titoli sono stati assai avari di cedole, complice l’abbassamento dei tassi d’interesse deciso dalle banche centrali un po’ in tutto il mondo. Ora, però, l’era dei tassi ridotti al lumicino sembra davvero finita e le autorità monetarie internazionali, dalla Bce in Europa alla Fed in America (a destra la presidente della Bce Christine Lagarde e il suo omologo Usa, Jerome Powell), si apprestano a rialzare il costo del denaro, soprattutto per arginare la fiammata dell’inflazione. Che fare dunque con i bond? Quando i tassi d’interesse risalgono, di solito non arrivano buone notizie per chi ha già un bel po’ di obbligazioni nel portafoglio. L’aumento del costo del denaro comporta infatti una caduta dei prezzi dei bond già emessi sul mercato, che vengono venduti dagli investitori perché offrono interessi via via sempre meno generosi rispetto alle obbligazioni di nuova emissione. È pur vero, tuttavia, che questo scenario si è già in gran parte verificato, visto che i mercati finanziari giocano di anticipo. "Tra l’inizio dell’anno e fine maggio, l’indice obbligazionario globale ha fatto registrare un ribasso dell’8%", ricorda Nicola Morra, portfolio manager della società di consulenza finanziaria indipendente Moneyfarm. Ciò significa che in media, in tutto il mondo, i bond si sono già svalutati di quasi un decimo. È ora dunque di ritornare a comprarli, approfittando della correzione dei prezzi? Per diversi analisti e i gestori delle case d’investimento la risposta è sì, soprattutto se l’obiettivo è quello che un investitore accorto deve sempre porsi: costruire un portafoglio ben bilanciato, ripartito sapientemente tra azioni, obbligazioni e altre classi d’investimento. Inoltre, il suggerimento ...
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