Martedì 16 Aprile 2024

Mercati ribassisti? Il segreto è sapere interpretare il trend

di Davide

Biocchi

I MERCATI ribassisti sono odiosi per gli investitori, perché seppur si possa ormai cavalcare qualsiasi trend del mercato, è però evidente che molti concepiscono solo il rialzo, per cui ribasso significa perdita per quasi tutti. Ciò premesso, come interpretare l’evoluzione di un ciclo ribassista? Verrebbe spontaneo indicare come chiave di lettura l’individuare supporti credibili, da assumere come punti di inversione di tendenza, ma questo esercizio porta poche certezze, in quanto nessuno dispone del sacro Graal. Ben più semplice è studiare la ‘consecutio temporum’ delle diverse classi di investimento (asset class), che tendono a trovare il loro punto di svolta in momenti temporali differenti.

Addentriamoci allora in questo esercizio, consapevoli che alla fine di un ciclo di ribasso la prima asset class che trova il suo minimo è l’obbligazionario, poi le azioni e infine le commodities. Per farlo serve ragionare da ‘impressionisti’, cioè focalizzarsi sul panorama, evitando di soffermarsi sui dettagli. Appare così evidente che, finché avremo inflazione in crescita e banche centrali aggressive nel contrastarla, sarà normale riscontrare rendimenti dei bond in aumento. Gli investitori attendono infatti con pazienza quel rendimento in grado di farli sentire ben protetti dall’inflazione. A a un certo punto esso viene raggiunto e determina il riversarsi di un forte afflusso di denaro sui bonds, che così trovano il loro minimo. Questo punto di svolta si manifesta sovente al palesarsi del pericolo di una recessione economica, che fa crollare l’appetito per il rischio, spingendo gli investitori in preda al panico verso il reddito fisso. A quel punto, la corsa all’obbligazionario può farsi ossessiva, perché si scappa dall’azionario per timore che le imprese, coinvolte nella recessione, lancino allarmi sui profitti.

Questo travaso da azioni a obbligazioni, che può durare qualche mese, termina quando il ribasso dei prezzi appare esagerato e si ritorna a guardare con più ottimismo al futuro, magari in concomitanza col ritorno dell’inflazione entro certi limiti, tali da spingere le banche centrali a porre termine alla stretta monetaria. Da lì, il passo è breve verso un ritorno a dinamiche più accomodanti, in grado di stimolare l’economia e far ripartire produzione e consumi, il che causerà, infine, anche il bottom delle materie prime. Sembra tutto facile, ma viverlo è diverso dal raccontarlo. A breve avremo comunque modo di vedere se questa sequenza temporale si verificherà ancora.