Mercoledì 24 Aprile 2024

MATERIE PRIME, IL CARO PREZZI AGITA I MERCATI

LA CORSA dei prezzi delle materie prime e quindi l’aumento dell’inflazione con la possibilità che le banche centrali comincino a stringere i rubinetti del credito possono far cambiare il clima positivo delle Borse. Una risposta potrà arrivare dalla reazione dei mercati alla stagione delle trimestrali delle aziende-big di Wall Street. "La campagna trimestrale degli utili in arrivo – spiega Massimo De Palma, Head of Multi Asset Team di Gam (Italia) Sgr – può fornire interessanti indicazioni sull’evoluzione futura del mercato. Il prolungato rialzo dei prezzi dell’energia e le strozzature nel processo produttivo stanno causando crescenti tensioni sui mercati finanziari".

Con quale scenario?

"Quello che si sta delineando è di una potenziale stagflazione che si concretizzerebbe in due tempi: a uno stadio iniziale di rialzo dei prezzi seguirebbe una pericolosa stagnazione economica. In realtà i dati macroeconomici stanno già mostrando un rallentamento, dopo i picchi dei mesi scorsi dovuti alle riaperture post lockdown. Le reazioni di mercato, come spesso accade nelle fasi confuse, non risultano però prive di contraddizioni".

Quali?

"Nell’ultimo mese l’inflazione attesa negli Stati Uniti è risultata abbastanza stabile (2,45% quella a dieci anni), avvalorando la tesi di una transitorietà del rialzo, mentre la crescita dei tassi nominali sembra prefigurare una più rapida azione delle banche centrali. In questo quadro incerto può darci una mano proprio l’inizio della stagione degli utili, partendo dai risultati del terzo trimestre. Dobbiamo valutare quanto abbiano impattato i problemi alle catene di approvvigionamento delle aziende, ma soprattutto è fondamentale la percezione che hanno le aziende sul prossimo anno. Se rimanesse invariata, significherebbe avere aspettative di un ritorno progressivo alla normalità".

Cosa dobbiamo attenderci dalla stagione degli utili?

"Attualmente il consenso di mercato sullo S&P 500 è per una crescita degli utili del terzo trimestre del 27% rispetto allo stesso periodo del 2020. Una percentuale indubbiamente inferiore rispetto ai due trimestri precedenti, che erano però risultati eccezionalmente elevati perché confrontati con la fase più negativa della pandemia. Ampliando l’analisi, il rallentamento cinese è un altro elemento di cui tenere conto. Il governo di Pechino però non ha alcuna intenzione di far deragliare la crescita e la banca centrale è pronta a iniettare liquidità a breve per scongiurare effetti negativi sul sistema creditizio".

E l’incognita materie prime?

"La mancata decisione dell’Opec di un aumento straordinario di produzione per allentare le tensioni sui prezzi del greggio ha contribuito ad esacerbare il sentiment di mercato. D’altro canto, lo scenario più temuto potrebbe essere anche la base per la soluzione del problema. Un rallentamento, entro certi limiti e bilanciato da una progressiva normalizzazione dell’offerta, potrebbe infatti favorire un riequilibrio delle forze di mercato, ed accompagnarsi quindi a un raffreddamento dei prezzi delle materie prime".