Martedì 16 Aprile 2024

Italiani ‘paperoni’: patrimonio cresciuto del 48% in dieci anni

Migration

SEMPRE più formichine. Nonostante le frequenti crisi economiche, la cronica instabilità politica, l’emergenza sanitaria e il ritorno dell’inflazione, nell’ultimo decennio gli italiani si confermano formidabili risparmiatori. Anche se con strumenti e modalità diverse rispetto al passato. Lo conferma il rapporto della Fabi, l’organizzazione sindacale autonoma dei bancari, secondo cui a fine 2021 la ricchezza finanziaria degli italiani ammontava a oltre 5.256 miliardi di euro, con una crescita di quasi 1.700 miliardi (+47,8%) nell’ultimo decennio. La liquidità resta la forma preferita di allocazione del risparmio: il contante è cresciuto di 509 miliardi (+45%), dai 1.119 miliardi del 2011 ai 1.629 miliardi del 2021, con la percentuale di denaro lasciato su conti correnti e depositi stabile al 31% del totale delle masse. Se le obbligazioni sembrano destinate a una forte riduzione nei portafogli dei risparmiatori (-67%, da 712 miliardi a 233 miliardi, con un crollo di 479 miliardi), le polizze assicurative stanno conquistando, invece, uno spazio sempre più significativo tra le preferenze delle famiglie: con 680 miliardi erano, nel 2011, il 19% del totale degli investimenti, cifra cresciuta di 533 miliardi (+78%), a dicembre scorso a quota 1.213 miliardi, pari al 23% dei risparmi complessivi. Solo nel 2021, anno di avvio della ripresa economica poi svanita con l’inizio della guerra in Ucraina nel febbraio 2022, il risparmio delle famiglie italiane ha generato un flusso di 320 miliardi: il 61% della nuova ricchezza accantonata è stata destinata ad attività finanziarie (principalmente azioni), il 16% a liquidità, la restante parte a forme di risparmio alternative. Il peso delle azioni è aumentato progressivamente: con 690 miliardi rappresentava il 19% delle riserve delle famiglie nel 2011, cifra salita a 1.251 miliardi nel 2021, sfiorando il 24% del totale dei portafogli finanziari.

Il bilancio dei risparmi delle famiglie italiane – sottolinea la Fabi – mostra ancora una volta quanto gli italiani difendano la propria ricchezza a denti stretti, nonostante la morsa dell’inflazione e la bassa remunerazione di fatto penalizzino la liquidità. Quest’ultima continua a rappresentare il riparo più sicuro, ma la prudenza non è l’unica leva a guidare le decisioni di risparmio e le scelte di investimento: contemporaneamente, infatti, emerge una crescente necessità di trovare il giusto equilibrio tra sicurezza e rendimento. Elementi che potrebbero aver determinato anche l’andamento degli investimenti in fondi comuni: tale comparto rappresentava, con 235 miliardi totali, il 6% degli asset finanziari delle famiglie a fine 2010, per poi raggiungere il 14,7% nel 2021 con 771 miliardi. In termini percentuali si è trattato, nel decennio, della crescita più rilevante (+227%). La crescita ha favorito principalmente i fondi di diritto estero, passati da 89 a 536 miliardi (+60%).

"Le decisioni assunte nel luglio 2012 dalla Bce – allora guidata da Mario Draghi (nella foto in alto) per salvare l’euro a ogni costo hanno tutelato i risparmi degli italiani – commenta il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni (nella foto in basso). Quei provvedimenti, quindi, non solo hanno preservato la moneta unica, ma hanno anche rafforzato la ricchezza finanziaria delle nostre famiglie che, oggi, dovrebbe essere maggiormente tenuta in considerazione dal prossimo governo".

Nel confronto europeo, lo studio della Fabi indica come la capacità di far fronte alle emergenze con riserve di contanti sia un’arte non solo italiana. Anche tedeschi e degli spagnoli, infatti, prediligono la liquidità, considerandola un salvagente vitale per le famiglie. Le azioni e i fondi comuni di investimento, subito dopo i depositi e il contante, costituiscono la parte più rilevante della ricchezza finanziaria dei cittadini di molti stati europei, con percentuali sul totale che variano dal 26% della Germania, passando al 29% della Francia fino ad arrivare al 43,8% della Spagna. L’Italia, con la sua percentuale del 39% investita in titoli azionari, vanta il primato della quota di portafoglio destinata ai titoli di Stato, che rappresenta il 4,3% del totale, rispetto a una media europea dell’1,6%. In proporzione agli investimenti totali, la Francia e la Germania sono i paesi che nel 2021 hanno impegnato più risorse in assicurazioni (rispettivamente 34,3% e 32,9%), superando anche la media europea del 32,7%. In Italia, Germania e Spagna la quota di risparmio investita in depositi e contanti ha superato il 30%, ma con preferenze diverse: Italia 31,9%, Germania 39,2% e Spagna 36,4%. Al di sotto della media Ue si trova la sola Francia, con una percentuale contenuta del 29,2%.

Nel panorama europeo, la mappa della ricchezza finanziaria netta descrive gli italiani come un popolo virtuoso e il meno propenso a sostenere bisogni e consumi ricorrendo al debito. La ricchezza finanziaria netta è, rispetto al reddito disponibile, del 3,4% in Italia, del 2,8% in Francia, del 2,6% in Germania e del 2,5% in Spagna. Se guardiamo ai dati del 2021, la media di reddito disponibile che gli italiani impegnano per i prestiti è tre volte più bassa della media europea e, se a questo si aggiunge il dato sulla ricchezza finanziaria netta delle famiglie, l’Italia vanta non solo il primato della prudenza, ma anche della sostenibilità finanziaria.