Venerdì 19 Aprile 2024

"I PIR CORRONO, E IL MEGLIO DEVE ARRIVARE"

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STEFANO VOLPATO, direttore commerciale di Banca Mediolanum, ha sempre tratto ispirazione da una frase di un grande manager americano, John Sculley, che ha diretto in passato Pepsi Cola e Apple. "Il futuro appartiene a chi ha la capacità di vedere le cose prima che diventino ovvie". Mai stato vero come adesso, alle soglie di un decennio che per Volpato si preannuncia brillante, con tanta voglia di ripartire dopo la pandemia. Vedere le cose prima che diventino ovvie è una massima che ben si adatta anche al mondo del risparmio dove attualmente, sottolinea Volpato, "è in atto un cambiamento di portata storica, paragonabile a quello generato negli anni ‘80 dalla legge istitutiva dei fondi comuni di investimento".

Questo grande cambiamento sarà merito dei Pir (piani individuali di risparmio), cioè i prodotti finanziari creati nel 2017 per dare nuove fonti di finanziamento alle piccole e medie imprese nazionali. Oggi i Pir sono una realtà consolidata ma in passato hanno attraversato una lunga fase di rodaggio, a causa di alcune incertezze normative che fortunatamente sono venute meno. Dunque, per Volpato questi prodotti devono ancora mostrare tutte le loro potenzialità. "Se vogliamo trovare un giusto metro di paragone", dice il direttore commerciale di Banca Mediolanum, "guardiamo a quanto sta avvenendo con le agevolazioni del Superbonus 110%, per l’efficienza energetica degli edifici: fino a maggio 2021 le richieste di asseverazione (le certificazioni per avere gli incentivi fiscali, ndr) erano poco più di 14mila. Poi, da maggio a ottobre sono decollate fin sopra le 57mila". Dopo aver compreso davvero i vantaggi del Superbonus, insomma, gli italiani si sono messi in moto per sfruttare questa opportunità.

La stessa cosa per Volpato avverrà con i Pir, visti i vantaggi che offrono. Va ricordato infatti, che sul mercato oggi ci sono due categorie di piani individuali di risparmio: quelli tradizionali, istituiti nel 2017, i cui rendimenti sono totalmente esenti da imposte se il risparmiatore tiene investito il capitale per almeno 5 anni (con un limite di 30mila euro all’anno e di 150mila euro complessivi). Ebbene, esemplifica Volpato, "ipotizzando un rendimento medio composto del 5% all’anno di un Pir, l’investitore ha la possibilità in un decennio di far crescere un capitale di 150mila euro fino a oltre 250mila euro, senza pagare nulla sulla plusvalenza". Non male se si considera che oggi troppi italiani fanno l’errore di lasciare i soldi in giacenza su conti correnti che non rendono nulla. Ma la novità è che, oltre ai Pir tradizionali, da quest’anno c’è una nuova categoria di prodotti: i Pir alternativi, il cui portafoglio può essere investito anche nei cosiddetti private market (private equity, private debt o venture capital) cioè anche in titoli di aziende non quotate in Borsa (fino a un massimo di 300mila euro all’anno e 1,5 milioni complessivi). Tra il 2016 e il 2020, questo tipo di investimenti ha avuto un rendimento medio composto di ben il 19,5%. Ipotizzando che un Pir alternativo renda in media almeno il 15% all’anno, nel giro di 8 anni un investitore ha la possibilità di quadruplicare il capitale, anche in questo caso senza pagare un euro di imposte.