I fondi comuni il tesoro nascosto

Fondi comuni

Fondi comuni

QUASI 2.300 MILIARDI di euro. È il patrimonio che gli italiani detengono attualmente nei fondi comuni d’investimento e nelle gestioni patrimoniali. I dati, pubblicati con cadenza mensile dall’associazione di categoria Assogestioni, testimoniano come i fondi rappresentino ormai una fetta consistente dei risparmi delle famiglie, che un tempo preferivano invece altri strumenti finanziari come i titoli di stato o i depositi bancari. Nel nostro Paese, i fondi comuni hanno iniziato a diffondersi a partire dagli anni ’80 del secolo scorso e sono nati, sulla scorta di quanto già avvenuto nel mondo anglosassone, soprattutto con un obiettivo: consentire anche ai piccoli investitori di costruirsi un portafoglio di investimento diversificato, ripartito tra decine o centinaia di titoli diversi, pur non disponendo di ingenti somme di denaro. Nello specifico, la società che gestisce i fondi di investimento (sgr) raccoglie i soldi presso il pubblico e poi crea un portafoglio di titoli che vengono custoditi presso una banca depositaria. Ogni risparmiatore che vuole investire nel fondo versa una somma di denaro e acquista un determinato quantitativo di quote del fondo stesso, il cui valore dipende da quello dei titoli (solitamente azioni o bond quotati in borsa o su mercati regolamentati) che compongono il patrimonio. Se il prezzo dei titoli in cui investe il fondo cresce, anche il valore delle sue quote sale e il risparmiatore può decidere di farsele rimborsare, ottenendo così un guadagno. Se invece il prezzo dei titoli in cui investe il fondo diminuisce, anche il valore delle quote si riduce e il risparmiatore che le detiene subisce una perdita. Un’altra caratteristica importante dei fondi comuni, oltre al portafoglio diversificato che consente di mitigare il rischio ripartendolo su più titoli, è la facile liquidabilità. Il valore quote possedute dal risparmiatore viene infatti calcolato ogni giorno e l’investitore può dunque decidere in ogni momento di farsi rimborsare il capitale, inviando un ordine alla propria banca o al proprio consulente finanziario. Il valore di rimborso dipende ovviamente da quello delle quote del fondo, registrato nel giorno di recepimento dell’ordine.

Oltre alla facile liquidabilità delle quote, i fondi comuni hanno un altro tratto distintivo importante. Il patrimonio investito nei titoli è rigidamente separato da quello della società che gestisce il portafoglio. Se quest’ultima fallisce, il risparmiatore ha diritto a entrare direttamente in possesso del patrimonio del fondo, che viene appunto custodito in una banca depositaria. È proprio quello che avvenne per esempio nel settembre del 2008, in occasione del fallimento della casa d’affari statunitense Lehman Brothers, che portò la tempesta sui mercati finanziari. Lehman Brothers aveva una sua divisione dedicata alla gestione dei fondi che fu poi ceduta sul mercato senza che il patrimonio dei clienti venisse compromesso.