L'allarme dell'esperto: "Attenti così si rischia una crisi di liquidità

Intervista a Frank Sorrentino, analista e Ceo di ConnectOne Bank, banca privata del New Jersey da lui fondata

Rischio crisi liquidità

Rischio crisi liquidità

Le ricadute maggiori sull’economia reale americana, e di conseguenza anche sui mercati mondiali, non verranno dal rialzo dei tassi, ma dalla riduzione della liquidità circolante, secondo Frank Sorrentino, analista e Ceo di ConnectOne Bank, banca privata del New Jersey da lui fondata.

Cosa si aspetta dalle prossime misure della Fed?

"La recente riunione della Federal Reserve fa prevedere un aumento di un quarto di punto percentuale dei tassi d’interesse in marzo. Ma c’è una componente trascurata della strategia della Fed che mi sembra ancor più degna di discussione, e cioè la decisione di ridurre le dimensioni del proprio bilancio, riducendo così la liquidità nell’economia".

Perché questa misura è così importante?

"I tassi d’interesse sono importanti, ma non tanto quanto la riduzione dei flussi di liquidità. Gli sforzi della Fed per ridurre il suo bilancio di 9mila miliardi di dollari non solo contribuiscono all’aumento dei tassi reali, ma hanno anche un impatto diretto sull’importo dei prestiti e sui risparmi investibili sul mercato. Alla fine, quello che conta per l’imprenditore di fronte alla banca è se la mancanza di liquidità, combinata con l’aumento dei costi dei tassi d’interesse più elevati, lo squalifica per un prestito".

Come verrà portata avanti questa manovra?

"I banchieri centrali hanno segnalato che potrebbero iniziare a chiudere il bilancio prima e in modo più aggressivo di quanto i mercati si aspettino. Questo è il punto a cui bisogna prestare attenzione: quale piano ha la Fed per ridurre la liquidità nel sistema? Chiaramente è la liquidità immessa nel sistema che guida l’inflazione, il valore degli asset e i tassi a lungo termine. Per gli imprenditori, in particolare, sarà fondamentale monitorare e prestare molta attenzione a come una riduzione di questi flussi potrà influire sulla loro attività e sulle loro finanze nel prossimo futuro".

Quali sono le ricadute della massa di liquidità sull’economia?

"Nel bilancio della Fed si definisce la quantità di offerta di moneta che è attualmente in circolazione, a caccia di beni da acquistare. Immettere sempre più denaro nel sistema sembra un’azione favorevole, ma alla fine gonfia il valore del dollaro oltre misura".

Come si è arrivati a questo eccesso di liquidità?

"Nel 2008 c’è stata una tremenda crisi di liquidità e la Fed ha dovuto triplicare le dimensioni del bilancio. Poi la pandemia ha colpito proprio quando la situazione stava cominciando a rilassarsi. La reazione della Fed è stata continuare a pompare denaro. Quindi negli ultimi 14 anni siamo sempre stati in un’economia in cui la liquidità ha continuato a salire e ora, per la prima volta, la vedremo andare al contrario".

Con quali conseguenze?

"Quello che sappiamo con certezza è che ci saranno vincitori e vinti. Per chi è sovraccarico, sarà un viaggio difficile. Gli imprenditori dovranno riuscire a navigare attraverso una contrazione dell’offerta di moneta insieme a un aumento del costo del capitale. Questi fattori di cambiamento possono risultare letali se non si è ben preparati. Non c’è dubbio che per alcune imprese troppo indebitate lo saranno".

Quali saranno invece gli effetti positivi?

"Con una contrazione della liquidità, l’offerta di moneta inizia a diminuire, riducendo in definitiva la pressione inflazionistica".

Quindi è un viaggio verso la normalizzazione?

"Oggi ci troviamo in una situazione che non si era mai vista prima. Nel 2017 il bilancio della Fed era la metà di quello che è oggi. E mentre il passaggio a una situazione meno liquida sembra rischioso, questo ci sposterà verso un ambiente più normale ed equilibrato".

Il rientro nella normalità era inevitabile?

"Non potevamo sostenere la volatilità che abbiamo visto negli ultimi due anni. Anche se i tassi d’interesse così bassi possono sembrare una buona cosa, il risultato è che l’inflazione è ai massimi degli ultimi 40 anni. In particolare nel settore immobiliare, abbiamo visto investitori inondare il mercato cercando di sfruttare il contesto altamente liquido e di bassi tassi di interesse. Andando avanti in questo modo si rischiava un’altra crisi dei mutui subprime".

Jerome Powell ha aspettato troppo?

"Alla fine, la Fed ha navigato in un ambiente estremamente difficile in maniera abbastanza equilibrata: ha immesso liquidità sul mercato per aiutarci a superare una pandemia globale, che ha mandato il mondo intero in blocco. Guardando al futuro, ora dobbiamo concentrarci sulla ripresa e su ciò che serve per tornare a una nuova normalità, riducendo la liquidità in circolazione. Detto questo, è importante tenere a mente che questo processo di riduzione metterà sotto stress l’economia e le imprese. Non è una soluzione rapida e sarà fondamentale per gli imprenditori assicurarsi che il proprio bilancio possa resistere al cambiamento dell’ambiente che ci attende".