Giovedì 18 Aprile 2024

Assicurazioni, il Covid porta più polizze per vita e salute

Assicurazioni, il Covid porta più polizze per vita e salute

Assicurazioni, il Covid porta più polizze per vita e salute

VITA E SALUTE. Per proteggere le due cose più preziose che hanno, molti italiani hanno pensato negli ultimi mesi a tutelarsi con una polizza assicurativa. Una spinta determinante è arrivata di sicuro dall’emergenza sanitaria del Covid-19, che ha fatto sentire tutti un po’ più vulnerabili di fronte alle malattie. Secondo un’indagine realizzata dall’istituto mUp Research e commissionata dal portale web Facile.it, a novembre del 2021 erano ben 16 milioni i nostri connazionali che avevano sottoscritto una polizza sulla vita o sulla salute, di cui 3,6 milioni in seguito all’emergenza provocata dalla pandemia. Leggendo i dati, insomma, si ha l’impressione che la crisi sanitaria del Covid-19 sia stata una sorta di spartiacque, aldilà del quale si attendono cambiamenti significativi per il settore assicurativo italiano.

Maria Bianca Farina, presidente dell’Ania (l’associazione nazionale di categoria delle imprese assicuratrici), si è soffermata più volte sul ruolo che le polizze possono svolgere nel nostro paese, per affrontare lo scenario post-pandemico. "Occorre un nuovo sistema di welfare, basato sulla complementarità tra pubblico e privato", ha detto Farina durante l’ultima edizione dell’Insurance Summit, il convegno annuale tenutosi nell’autunno scorso che ha chiamato a raccolta gli addetti ai lavori del comparto assicurativo. Farina ha evidenziato la necessità di "un sistema che garantisca la copertura dei bisogni di protezione della popolazione contro un’ampia gamma di rischi". Assieme al ruolo dello Stato, insomma, ci vuole anche un sistema assicurativo avanzato che arrivi dove la mano pubblica, per mancanza di risorse, da sola non può arrivare. Facile a dirsi. Peccato però che gli italiani, nonostante la maggior attenzione prestata alle polizze dopo l’ultima emergenza sanitaria del Covid-19, restino comunque un popolo sotto-assicurato, cioè con una minor propensione a stipulare una polizza rispetto ad altre nazionalità europee. Nel nostro Paese, infatti, la raccolta annua delle polizze contro i danni è pari complessivamente a poco più 33 miliardi di euro (dati Ivass aggiornati al 2020), corrispondenti a poco più del 2,2% del Pil. Sembra in apparenza una grossa cifra ma, a ben guardare, è assai modesta: la spesa media individuale per assicurarsi contro i danni in Italia è infatti pari a 564 euro, oltre mille euro in meno rispetto al dato che si registra nei paesi dell’area Ocse.

Ben diversi sono invece i dati che si registrano nell’altro grande comparto del settore assicurativo italiano, il ramo Vita, che include tutte le polizze sottoscritte con finalità di investimento e non per proteggersi dai danni. Si tratta, tanto per capirsi, di quelle polizze vendute in banca o nelle agenzie assicurative che prevedono il versamento di una somma di denaro che poi viene investita sui mercati finanziari e si rivaluta nel tempo, andando a creare un capitale di proprietà dell’assicurato. Nel ramo Vita, a differenza che nel ramo Danni, gli Italiani non sono affatto sotto-assicurati. Anzi, la raccolta di questo tipo di polizze è pari annualmente a oltre 101 miliardi di euro, con una spesa media pro capite di 1.704 euro all’anno, circa 200 euro in più rispetto ai paesi dell’area Ocse. A vendere ai risparmiatori le polizze sulla vita sono soprattutto gli sportelli bancari e postali che, secondo le rilevazioni dell’Ania, hanno una quota di mercato di oltre il 66% in questo business assicurativo. Seguono le reti di consulenti finanziari (15% circa) e gli agenti delle compagnie assicuratrici (11%) mentre una quota residuale è ripartita tra i canali di vendita diretta a distanza e i broker.