Anasf mette in vetrina la consulenza finanziaria

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I GIORNI segnati sul calendario sono tre: 14-15 e 16 marzo. La location è quella di sempre, la stessa da 10 anni a questa parte: l’Auditorium Parco della Musica di Roma. Sarà lì che questa settimana si svolgerà l’edizione 2023 di ConsulenTia, la più importante manifestazione italiana dedicata alla consulenza finanziaria, organizzata dall’associazione di categoria Anasf (nella foto in alto, il presidente Luigi Conte), che rappresenta i professionisti del settore. Per i mercati borsistici e per gli investitori, il 2022 è stato un anno da dimenticare, con perdite a due cifre sia per le azioni che per le obbligazioni. Eppure, anche in un periodo di magra per i listini, le reti dei consulenti finanziari (financial advisor, in inglese) hanno raccolto una montagna di soldi tra i risparmiatori italiani: circa 44,9 miliardi di euro in 12 mesi, uno dei migliori risultati di sempre, realizzato rosicchiando quote di mercato alle banche tradizionali. Il mestiere del consulente finanziario, insomma, sembra avere oggi molto più appeal che in passato e l’edizione 2023 di ConsulenTia si aprirà dunque all’insegna di un certo ottimismo. Anche perché, dopo un 2022 in positivo, la raccolta delle reti sembra iniziata con il piede giusto anche quest’anno, con flussi positivi per oltre 3 miliardi di euro nel solo mese di gennaio.

L’unico neo di un trend che sembra strutturale è dovuto a problemi anagrafici. L’età media dei consulenti finanziari, come quella della popolazione, sta infatti aumentando ed è ormai attorno ai 50 anni. C’è dunque il rischio che molti professionisti che esercitano questo mestiere non siano pronti al 100% nel rapportarsi con la clientela più giovane, che è nata nell’era digitale e che nei prossimi decenni erediterà il patrimonio dei loro genitori o nonni. Dunque, il ricambio generazionale sarà uno dei temi più dibattuti a ConsulenTia ‘23, nelle conferenze che vedranno la partecipazione dei top manager delle maggiori reti di financial advisor italiane. Il mercato è oggi dominato da una decina di società, che operano con lo status di sim (società di intermediazione mobiliare) o più spesso di banca, senza avere però veri e propri sportelli sul territorio. Al loro posto ci sono strutture snelle, fatte di uffici finanziari che danno lavoro in totale a circa 25mila consulenti. Si tratta di lavoratori autonomi, legati alla loro banca o rete da un rapporto di agenzia (con un mandato simile a quello degli agenti di assicurazione). Tecnicamente, questi professionisti (che un tempo si chiamavano promotori finanziari) si chiamano consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede, per distinguerli da un’altra categoria financial advisor, classificati come autonomi. Quest’ultimi sono poche centinaia di consulenti in tutta Italia, che non lavorano come agenti né per una banca né per una rete ma operano come singoli liberi professionisti e vengono remunerati direttamente di loro clienti.

La professione del consulente finanziario può esser svolta soltanto da chi è in possesso di determinati requisiti, cioè dopo aver superato un esame che consente di essere iscritti a un apposito Albo. Quest’ultimo è soggetto alla vigilanza di un organismo che si chiama Ocf e che può decretare la sospensione o addirittura la radiazione di un consulente, se mette in atto una condotta contraria alla deontologia professionale. Attualmente, i consulenti finanziari gestiscono in Italia circa 700 miliardi di risparmi e hanno 4,5 milioni di clienti, il 50% in più rispetto a 10 anni fa. La quota di mercato dei financial advisor è ancora minoritaria se rapportata all’intero settore del risparmio nel nostro Paese ma, tra il 2012 e il 2022, è quasi raddoppiata salendo dal 9 al 17%.