Sabato 21 Giugno 2025
ANTONIO TROISE
Economia

L’invasione dei colossi di Internet. “Aiutare l’editoria con le loro tasse”

La proposta Fieg: il gettito della web tax per sostenere i media tradizionali. Un forte “appello ai parlamentari”

Un'edicola

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Roma, 29 maggio 2025 - La posta in gioco è alta. Altissima: la tutela del diritto all’informazione previsto dall’articolo 21 della nostra Costituzione. Ed è proprio per questo che serve una svolta, una presa di coscienza collettiva da parte della politica e del Parlamento, per mettere a punto un intervento di sistema che garantisca un bene primario per la vita democratica. Sono queste le premesse della proposta avanzata dal presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti, per destinare "al sostegno dell’editoria, la gran parte dei 500 milioni che ogni anno lo Stato italiano incassa dalla Digital service tax". Sarebbe, spiega, "il minimo accettabile per ridurre la disparità di trattamento e lo svantaggio competitivo, nei confronti dei grandi operatori del web, delle imprese nazionali che producono informazione e contenuti editoriali di qualità".

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Il numero uno degli editori condivide e rilancia l’idea formulata dal presidente di Confindustria Radio Tv, Antonio Marano, di destinare una parte del gettito della web tax per riequilibrare un sistema pesantemente sbilanciato a favore degli over the top. "I grandi operatori del web – come ha dichiarato qualche giorno fa a Trento il sottosegretario all’Editoria, Alberto Barachini – fanno gli editori senza avere le stesse responsabilità, gli stessi oneri, le stesse tassazioni, gli stessi vincoli che hanno gli editori tradizionali", aggiunge il presidente della Fieg. "Non possiamo consentire che permanga questo stato di cose, che minaccia la stessa esistenza dei mezzi di informazione che – come previsto dall’articolo 21 della nostra Costituzione – dovrebbero essere tutelati in quanto strumenti fondamentali per il pluralismo e la democrazia". Nei prossimi giorni, conclude Andrea Riffeser Monti, "scriverò a tutti i parlamentari della Repubblica per chiedere una nuova legge sull’editoria che, sull’esempio di quella varata con grande lungimiranza dal presidente Giovanni Spadolini nell’ormai lontano 1981, consenta alle imprese di continuare a produrre informazione di qualità, di affrontare le sfide del digitale e dell’intelligenza artificiale, e di salvaguardare posti di lavoro".

Serve, insomma, una vera e propria legge di sistema che risolva i problemi strutturali di un settore costretto a combattere con i colpi bassi e la concorrenza sleale di un mercato dove gli over the top operano in una sorta di "far west", in spregio delle regole, con la conseguenza di colpire il mondo dell’editoria, non solo motore della crescita del Paese, ma anche baluardo della difesa dei diritti democratici dei cittadini. "Gli operatori over-the-top – aveva spiegato Antonio Marano – non devono sostenere i costi per la produzione dei contenuti offerti al pubblico, poiché sfruttano quelli generati da altri. Inoltre, hanno un vantaggio concorrenziale enorme grazie alla profilazione online, che si aggiunge alla disponibilità di capitali considerevoli e a obblighi regolamentari generalmente più leggeri. Infine, i ricavi di questa attività, per lo più, non rimangono nel nostro Paese. Con una metafora potrei dire che questi operatori viaggiano in autostrada senza pagare né il pedaggio né la benzina". Ora tocca alla politica dare al settore le risposte che attende da tempo.