Mercoledì 24 Aprile 2024

Intesa Sanpaolo rilancia sul non profit

Banca Prossima integrata nella Divisione Impact insieme con il fondo da 250 milioni per l’inclusione creditizia di persone e famiglie. .

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di Achille Perego

Dalla storia, unica in Italia nell’economia del bene comune, di Banca Prossima a quella all’interno della Direzione Impact di Intesa Sanpaolo. La nuova struttura in cui, in base al Piano d’impresa al 2018-2021 del primo gruppo bancario italiano e tra i primi in Europa, è stata integrata Banca Prossima insieme con il Fund for impact, strumento per l’inclusione creditizia di persone e famiglie. Ma il cambiamento organizzativo, spiega Marco Morganti (nella foto), per dodici anni alla guida di Banca Prossima e dal 2019 responsabile della Direzione Impact, non ha tradito la vocazione originaria di un istituto nato per servire enti e associazioni del settore del non-profit. Semmai ha ampliato la strategia d’intervento a persone e famiglie con difficoltà di accesso al credito con misure per gli studenti universitari e per le mamme che lavorano.

Del resto era impossibile non proseguire, e rafforzare, un’esperienza che l’ha resa leader nel mercato di riferimento del Terzo Settore (con una quota di circa il 40%) e dimostrato che si può fare economia sociale anche producendo utili. Questa struttura infatti l’anno scorso ha ottenuto un risultato netto di 18 milioni, pur alimentando di altri 10 milioni il fondo per l’inclusione, mentre a oggi i crediti accordati ammontano a 4,5 miliardi con una qualità molto buona tanto da avere un indice di crediti deteriorati sul totale del 2,6%. Numeri che, ricorda con orgoglio Morganti, dimostrano che la sostenibilità economica del terzo settore "è una verità, non un’opinione".

La nascita della Direzione Impact in Intesa Sanpaolo ha visto la conferma di tre pilastri del modo di operare di Prossima. Il primo, che conferma la sua formula di successo, riguarda i criteri di selezione del personale (a oggi circa 450 persone dedicate presenti in modo capillare in tutta Italia) tra i quali rientra anche il fatto di avere un’esperienza di volontariato. Il secondo aspetto è la conferma della specializzazione nell’operare al servizio dell’economia sociale come motore di sviluppo del Terzo Settore, anche promuovendo la nascita (a partire dal Sud e delle aree meno avvantaggiate) di cooperative sociali, enti e associazioni non-profit.

Un ruolo che non è venuto meno con la pandemia anzi si è rafforzato per sostenere la ripartenza di un settore che ha dimostrato, al tempo del Covid, di rivestire un ruolo sociale insostituibile. Grazie anche a iniziative come l’accordo con Federculture, Agis, Forum del Terzo Settore e Alleanza delle cooperative per il sostegno al settore cultura e spettacolo dal vivo con 25 milioni destinati agli enti più fragili: realtà piccole, periferiche, giovanili. Oppure l’Iniziativa ‘Sollievo’ che, nata dall’accordo tra Intesa Sanpaolo e Acri, prevede finanziamenti agevolati (per almeno 50 milioni) agli enti non-profit che rischiano di trovarsi in grande difficoltà per la strutturale fragilità dal punto di vista finanziario.

Il terzo pilastro infine è l’aver mantenuto il metodo di valutazione delle imprese del Terzo settore che non vanno solo guardate con la lente dei ricavi eo degli utili ma con quella della relazione con le comunità in cui operano. Un approccio che sarà mantenuto e rafforzato con l’integrazione di Ubi Banca in Intesa Sanpaolo. Se l’Opas – che termina martedì 28 luglio – andrà a buon fine, nascerà un Impact Bank leader con unità basate a Brescia, Bergamo e Cuneo (i territori su cui Ubi è più radicata). Perché, conclude Morganti "si uniranno le forze della prima e della seconda banca in Italia per il ruolo nell’economia sociale, integrando e rafforzando le specifiche eccellenze".

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