Domenica 8 Settembre 2024
Riccardo Jannello
Economia

L’imprenditore dei grani antichi: "Mi sono opposto a discariche e rifiuti. E ora la Calabria crede nel biologico"

Stefano Caccavari e quell’idea nel 2014 di creare la start-up di panificati con il progetto Mulinum. Adesso esporta in tutta Italia. E il prossimo anno (dopo quella a Siena nel 2022) aprirà una sede anche in Puglia

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Stefano Caccavari

Catanzaro, 10 Agosto 20204 – Un giorno un amico mi chiese: che cosa fai tu per il nostro bel territorio? Fu la scintilla che mi fece pensare a qualcosa di naturale, di biologico, per contrastare chi voleva che la Calabria fosse solo una discarica di rifiuti speciali e pericolosi". Stefano Caccavari in quel 2014, quando aveva 26 anni, decise che il suo futuro non sarebbe stato più nel settore dell’informatica e di internet, ma nell’agricoltura. E al progetto di riportare in vita i prodotti ricavati da sei grani antichi dette subito un nome, Mulinum, e un modo per realizzarlo a livello nazionale: il crowdfunding.

Caccavari, com’è nata questa conversione in un paesino come San Floro, in provincia di Catanzaro, dedito al gelso e alla seta?

"Ho pensato che potevamo ambire a qualcosa di grande pur non essendo la nostra una zona vocata all’agricoltura biologica. Il primo passo è stato affittare appezzamenti di terreno da coltivare a persone di città".

Fu un successo?

"Gli orti di famiglia, così li avevo chiamati, da dieci del 2014 divennero 155 l’anno dopo: si era costituita una comunità di persone interessante a coltivarsi naturalmente la propria frutta e verdura".

Come arrivò al grano?

"Una rivista di settore pose una domanda: sapete da dove viene la farina con la quale si fa il tuo pane? E allora un’altra scintilla: perché non andiamo alla ricerca di grani antichi e di mulini in pietra per farlo come una volta? Così con un appassionato che già aveva il grano duro senatore Cappelli seminammo due quintali e coltivammo il primo ettaro a grano: da trent’anni nessuno lo faceva più per una questione economica".

Quella è superata?

"No. Allora il ricavo era di 20 euro al quintale, ora non siamo sopra i 30-35 che vuole dire disperazione per gli agricoltori".

Però lei ha tirato avanti: come andò la prima raccolta?

"Male, meno della metà del previsto, ma la qualità era ottima e quindi cercammo chi avesse ancora un mulino sperduto che macinasse a pietra da vecchia tradizione. Quando le portai la farina integrale in purezza, mia madre disse che non ne aveva sentita mai una così buona come sapore, valore nutrizionale, digeribilità e sazietà".

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E qui un’altra sua intuizione: fare il pane come una volta. Come andò?

"In poco tempo si creò una lunga lista di chi lo voleva sperimentare. Serviva quindi acquistare un mulino".

Qual era il suo obiettivo?

"Ancora quello di difendere il mio territorio, creare una filiera chiusa grano-farina-pane-pizza tutta di San Floro".

L’acquisto andò a buon fine?

"No, il mugnaio raddoppiò il prezzo e non se ne fece nulla. Ma mi venne un’altra idea: perché non acquistare delle macine a pietra e realizzare un mulino nuovo? Misi un annuncio su Facebook chiedendo se qualcuno volesse contribuire: aderirono centinaia e centinaia di persone".

Quanto raccolse con il primo crowdfunding?

"In un mese 72mila euro che ci permisero di dare il via ai lavori e nel gennaio 2017 inaugurammo il mulino di San Floro con le macine a pietra".

L’attività si è sviluppata, venti aziende lavorano con voi, avete scovato altri semi che si erano perduti, il vostro nome è stato conosciuto e vi siete allargati. Com’è avvenuto questo?

"Un amico mi fece conoscere Guido Venturini del Greco, proprietario dell’azienda Castelnuovo Tancredi a Buonconvento di Siena. Ci accordammo e in un mese sempre con il crowdfunding raccogliemmo 936mila euro. Avemmo il permesso di costruire e poi macinare, ma arrivò la pandemia. Finalmente nel luglio 2022 potemmo inaugurare anche il Mulinum toscano".

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Ma Stefano Caccavari va avanti, vero?

"Sì. Nel 2025 aprirà quello pugliese di Mesagne, in provincia di Brindisi, con lo stesso sistema: coltivazione, macinatura, forno pane e forno pizza".

Quanto è riuscito a raccogliere questa volta?

"Due milioni di euro. E non ci fermeremo qui".