
Come da anni Wikipedia, oggi ChatGPT può costituire per l’apprendimento un rischio tanto quanto, per la didattica, può rappresentare una risorsa al servizio di una generazione così immersa in contesti ricchi di stimoli, dai social media ai videogiochi, da risultare sempre più difficile da coinvolgere.
Se l’Intelligenza Artificiale, più in generale, offre un supporto valido per trascrivere audio e sottotitolare video, la facilità con cui ChatGPT produce testi unita dalla mancanza di efficacia con cui oggi i software riescono ad individuarne i contenuti possono costituire una scorciatoia per scrivere un tema o un elaborato oppure risolvere un problema di matematica o geometria.
Non è un caso se l’avvento, ormai un anno fa, delle applicazioni di OpenAI sia stato accolto con il loro blocco in molte scuole a cui, nel corso dei mesi, sono però seguite sperimentazioni, anche in molte scuole italiane, guidate dai docenti, con l’obiettivo di cogliere le opportunità di arricchimento delle lezioni e di esplorazione di una tecnologia, quella dei modelli linguistici, che è solo all’inizio della sua applicazione.
La guida e l’esempio degli educatori sono necessari infatti soprattutto per imprimere una maggiore consapevolezza in merito allo strumento: non conoscere la natura probabilistica del suo funzionamento, con i possibili errori che può produrre, e non tenere conto dell’opacità delle fonti a cui attinge può costituire un rischio per i più giovani.
Molte sono le applicazioni nella didattica: la funzionalità “Vision” di ChatGPT che consente di descrivere compiutamente immagini può aiutare gli studenti ipovedenti e, più in generale, la natura conversazionale e la caratteristica multimodale di questa chat che può non solo leggere e vedere, ma anche ascoltare, parlare, creare immagini può essere di supporto alla didattica nei confronti di studenti con DSA.
Benché le società che si occupano di Intelligenza Artificiale stiano assumendo letterati e poeti, questi agenti di intelligenza si servono del linguaggio, ma non posseggono la dimensione emotiva della relazione. Eppure, possono essere utili proprio per offrire stimoli emotivi alla didattica grazie alla conversazione e al gioco. Come sostiene Annalisa Aceti, Direttrice Generale Sales e Marketing di Rizzoli Education “apprendiamo meglio ciò che ci stupisce: la mente è selettiva e conserva ciò che ci interessa. Le neuroscienze dicono che siamo in grado di apprendere il 20% di quello che ascoltiamo, ma il 70% di quello che facciamo. Si profila un nuovo orizzonte per i docenti che non devono solo versare informazioni affinché l'allievo le trattenga nella memoria in un tempo limitato, ma realizzare un'esperienza culturale che dia emozioni e lasci una traccia biologica”.
L’AI può essere di supporto persino per allenare l’empatia: Annalisa Aceti cita il seguente esempio. Per uno studio del CNR - che nasce per valorizzare la coesione sociale attraverso la condivisione del patrimonio culturale – è stato progettato un ambiente in realtà virtuale per ricostruire la galleria di arte moderna di Torino. Ha poi creato degli Avatar quanto più simili ai visitatori del Museo e ha chiesto a degli studenti di diventare tali avatar entrando nei panni di un’altra persona e vedere il museo con gli occhi di una bambina africana o di un asiatico anziano. Un vero e proprio esercizio di empatia in cui ci si mette nei panni dell'altro e si può meglio comprendere la complessità del mondo.
Il sapere accumulato che ChatGPT restituisce sotto forma di risposte, conversazioni, immagini e informazioni può infine allenare il problem solving e il pensiero critico, competenze essenziali per il futuro dispiegato da questa quarta rivoluzione industriale. Personalizzare l'esperienza di apprendimento, adattando i contenuti e i metodi didattici alle esigenze e alle caratteristiche di ciascuno studente non è più impossibile. Oggi, grazie all’apporto dell’Intelligenza Artificiale, è possibile lanciare delle sfide agli studenti adeguando il livello di difficoltà alla conoscenza dimostrata e correggendo gli errori quando commessi: alcune app per imparare le lingue hanno integrato ChatGPT non per parlare un inglese perfetto, ma per mettersi in sintonia con ciascun discente e aiutarlo a capire dove sbaglia.
Se esistono già portali dedicati agli insegnanti italiani, l'Istituto Tecnico Industriale "Enrico Fermi" di Roma ha visto gli studenti progettare un robot per la raccolta differenziata che si muove nelle classi. Come ricorda in conclusione Annalisa Aceti, “l'adozione dell'intelligenza artificiale nelle scuole non è solo una questione tecnologica, ma si inserisce in un discorso più ampio di inclusività e sostenibilità. Attraverso la formazione sui temi dell'intelligenza artificiale, i docenti possono diventare veri e propri coach per gli studenti, guidandoli non solo nell'apprendimento delle materie scolastiche, ma anche nello sviluppo di competenze chiave per diventare cittadini consapevoli e responsabili”.
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