Martedì 29 Aprile 2025
ANTONIO PETRUCCI
Economia

Insonnia, nel mondo vale 27,6 miliardi di dollari

Il 10% degli italiani prende sonniferi, il 60% integratori

Insonnia

Insonnia

E’ uno dei disturbi più diffusi in Italia e nel mondo, capace di alterare la qualità della vita e in alcuni casi persino di diventare cronica e costituire una disabilità: si tratta dell’insonnia, che alimenta nel globo un mercato di 27,6 miliardi di dollari, fra farmaci, integratori, visite mediche e cure alternative. In Italia il problema riguarda 13,4 milioni di persone Stando agli ultimi dati disponibili dell’Aims, associazione italiana medicina del sonno, in Italia oltre 13,4 milioni di persone soffrono di problemi legati al sonno. Le cause sono molteplici, e vanno dallo stress, all’alimentazione scorretta, dall’uso dei cellulari fino a tarda sera, a una non corretta igiene del sonno. Tutto ciò induce sempre più persone a ricorrere ad integratori per favorire il sonno o ridurre i risvegli notturni. A tal proposito, un’elaborazione di “Integratori & Salute” ha evidenziato come negli ultimi 10 anni in Italia le vendite di integratori alimentari con benefici sul sonno, sia aumentata del 155%. Nel 2023 sono state vendute 9,6 milioni di confezioni, contro le 3,8 del 2013. Il 22% della popolazione ha provato almeno una volta degli integratori prima di dormire, dato che sale al 27% nella popolazione over 55. Alcuni dati sul giro d’affari legato ai disturbi del sonno Il mercato globale del disordine del sonno, stando alle previsioni degli addetti ai lavori, vedrà una crescita annua del 10% sino al 2034, anche a causa della domanda sempre forte di dispositivi avanzati, che coi loro schermi retroilluminati e le mille informazioni che trasmettono, ostacolano il sonno e creano problemi soprattutto a chi è già sensibile a tale disturbo. In Italia, il 10% delle persone assume abitualmente sonniferi, e stando ad un’indagine del San Raffaele, negli ultimi 13 mesi l’acquisto di ipnoinduttori è stata di ben 127 milioni di euro. Lo studio “Morfeo” ha dimostrato che solo il 16% degli italiani che episodicamente non dorme li assume, il che fa pensare ad un uso inconsulto: chi dovrebbe prenderli non li prende e viceversa. Dove si dorme meglio e dove peggio Stando ai dati Aims, le donne sono le più colpite: rappresentano infatti il 60% delle persone che soffrono di questi disturbi in forma transitoria o cronica. Il 30% degli italiani dorme meno di 6 ore per notte, e le regioni dove si riposa meglio sono quelle del Nord. In media, infatti, in Puglia e Sicilia si dorme 6,6 ore per notte, in Calabria 6,7, in Basilicata 6,8. Salendo lungo lo Stivale, si arriva alle 7 ore delle Marche, alle 7,1 dell’Umbria e alle 7,2 della Toscana. La regione con la media più alta è la Val d’Aosta con 7,5 ore medie, seguita dal Trentino con 7.4 e dalla Lombardia con 7.3. Secondo uno studio dell’Osservatorio nazionale sulla Salute, l’età incide moltissimo sulla qualità del sonno. Infatti, i giovani nella fascia 18-24 anni dormono un’ora in meno degli over 65: 6 ore e 40 minuti contro 7 ore e 40. I costi indiretti e intangibili dell’insonnia Un’analisi condotta da Rand Europe - un’organizzazione di ricerca politica indipendente - in 16 Paesi ad alto reddito dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), tra cui dodici Paesi europei, ha evidenziato un costo di 417 miliardi dollari di prodotto interno lordo, legato all’insonnia. Si tratta di costi economici indiretti associati alla perdita di produttività, cui si sommano quelle intangibili di benessere stimate in 239 miliardi di dollari. In particolare, in termini di costi indiretti è emerso che il disturbo cronico da insonnia è stato associato a circa 11-18 giorni di assenteismo, 39-45 giorni di presenzialismo (definito come ridotta produttività sul lavoro) e 44-54 giorni di perdita di produttività complessiva all’anno. Il che equivale a una perdita stimata del Pil annuo di circa 170,7 miliardi di dollari per i 12 Paesi europei analizzati, 19,6 miliardi per il Canada e 207,5 miliardi per gli Stati Uniti. Mentre i costi immateriali sono stati stimati in 92 miliardi di dollari nei 12 Paesi in Europa, 10,7 miliardi di dollari in Canada e 127,1 miliardi di dollari all’anno negli Stati Uniti per le persone in età lavorativa.