Martedì 23 Aprile 2024

Monete digitali, sfida alle criptovalute per il futuro dei pagamenti

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Cosa c'è dietro la decisione cinese di vietare scambi e transazioni in qualsiasi criptovaluta? E quali conseguenze potrà avere in un mercato, quello delle criptovalute, sempre soggetto a forti fluttazioni? Da una parte, la mossa si inserisce nell’operazione messa in atto nell’ultimo anno per regolamentare e riportare sotto l’occhio vigile di Pechino tutta l’economia digitale del Paese e ristabilire il monopolio statale nella circolazione di moneta. Dall’altra, prepara il terreno all’introduzione della prima moneta digitale ’ufficiale’ del mondo (in realtà, lo yuan digitale è già in corso di sperimentazione in alcune province): il renmibi digitale dovrebbe essere lanciato all’inizio del prossimo anno, in tempo per le Olimpiadi invernali 2022, facendo così ’vincere’ alla PBoC (la Banca centrale cinese) la medaglia d’oro nella corsa come primo istituto centrale ad emettere una moneta digitale.

Una corsa a cui però al momento pochi partecipanti sono pronti ai blocchi di partenza. In Europa, la Bce inizerà questo mese la fase di indagine sulle possibili caratteristiche dell’euro digitale, fase che durerà almeno due anni, dopodichè verrà presa una decisione, e per l’effettiva implementazione della valuta potrebbero servire altri due anni. Totale: quattro anni, che per i tempi ultrarapidi del fintech equivalgono a un’era geologica. Altri tentativi vengono fatti in ordine sparso per il mondo: sono un’ottantina i Paesi che stanno valutando ’come fare’. Tanto per dare qualche esempio, la Gran Bretagna sta studiando i ’BritCoin’, e un primo parere tecnico del Tesoro è atteso per la fine dell’anno. Invece è già stato fatto, con parere finale positivo, lo studio di fattibilità su una criptovaluta comune tra Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita. In Sudamerica, la Banca Centrale del Brasile medita l’emissione di una criptovaluta entro il 2022, il Cile ha varato un gruppo di lavoro in questa direzione. Più nota, in Centramerica, la posizione del Salvador, primo Paese al mondo a dare corso legale al bitcoin.

E gli Stati Uniti? Se è chiara la necessità di non perdere terreno in un settore chiave dei pagamenti per rimanere centrali nel sistema monetario mondiale, l’introduzione di un dollaro digitale non sembra imminente. Anche pochi giorni fa il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, intervenendo davanti alla commissione bancaria del Senato ha ribadito che la possibilità "di un dollaro digitale, richiederà l’approvazione del Congresso". La preoccupazione principale è quella di stabilire regole chiare sulla privacy: "Se gli Stati Uniti non aiutano a definire gli standard e non forniscono indicazioni su questioni come la privacy e la sicurezza informatica, potremmo trovarci in un ecosistema di valuta digitale fratturato che minaccia il buon funzionamento della finanza internazionale", ha spiegato Josh Lipsky, direttore di GeoEconomics dell’Atlantic Council.

Nel frattempo, l’amministrazione Biden, sta prendendo di mira le cosiddette “stablecoin”, per tentare di iniziare a regolamentare il settore, come rivela il Wall Street Journal. Le stablecoin sono una forma di valuta digitale in rapida crescita. Il valore delle tre più grandi – Tether, Circle’s USD Coin e Binance USD – si è gonfiato fino a circa 110 miliardi di dollari da circa 11 miliardi di dollari un anno fa. Per ora, gli stablecoin sono usati principalmente dagli investitori per comprare e vendere criptovalute su scambi come Coinbase, che elaborano scambi 24 ore al giorno e sono progettati per combinare la stabilità delle valute nazionali come il dollaro con la capacità di commerciare rapidamente online come il bitcoin. Gli emittenti sostengono che poiché gli stablecoin sono sostenuti da beni sicuri come i Treasury, dovrebbero mantenere uno stretto legame con il dollaro ed essere facilmente riscattati in dollari. Ma questo contrasta con le altre criptovalute come il bitcoin che non sono sostenute da beni e possono fluttuare in valore.

Contrario a una regolamentazione delle criptovalute è Elon Musk. Intervenendo alla Code Conference a Beverly Hills in California, il fondatore di Tesla ha risposto ad una domanda del New York Times dicendo: "Non è possibile, penso, distruggere le criptovalute, ma è possibile per i governi rallentarne il loro avanzamento".