Mercoledì 24 Aprile 2024

MARCHESINI, DOVE I ROBOT INSEGNANO AD ALTRI ROBOT

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ROBOT che addestrano altri robot. Sembra fantascienza, ma a Pianoro, nel quartier generale di Marchesini Group, sta diventando realtà. Tutto nasce dall’investimento del gioiello del packaging bolognese nella startup Eyecan, nata da uno spin-off con l’Università di Bologna, che grazie all’Intelligenza artificiale permette di insegnare ai robot a pensare e operare in modo autonomo. Daniele De Gregorio (a destra), 36 anni, ingegnere informatico, ceo di Eyecan, parla di questa "rivoluzione" che trasformerà le nostre imprese.

In che cosa consiste la rivoluzione che avete portato a Pianoro?

"Tutto nasce all’Università di Bologna, nel gruppo di studio visione artificiale del professor Luigi Di Stefano, che è anche socio della nostra startup. Abbiamo iniziato la ricerca in laboratorio, poi Marchesini Group ha finanziato i nostri studi. Quello che prima si faceva con tanti esperti che scrivevano il software per fare in modo che il robot riconoscesse gli oggetti e li andasse a prendere in una linea di produzione, oggi è un procedimento molto più rapido perché ci sono robot ’addestrati’ che possono fare da tutor ad altri colleghi robot".

Ma come funziona una linea di produzione coi robot?

"Pensando al packaging dei prodotti farmaceutici, il robot può riconoscere un oggetto sul nastro,

selezionarlo e inserirlo nell’astuccio. Per fare questo, prima del nostro sistema, un programmatore doveva scrivere il software. Oggi, invece, noi facciamo analizzare quell’oggetto al robot, che addestra se stesso e altri robot a compiere una serie di operazioni; non c’è quindi bisogno, in caso di cambio della linea di produzione, di riprogrammare il sistema. Insomma, con la visione robotica tutto si automatizza".

Sfatiamo un mito: la ricerca in Italia si può fare?

"Il nostro obiettivo è diventare un riferimento nazionale di questa tecnologia. In Italia è molto dura...Marchesini Group è un po’ una cattedrale nel deserto, perché non è facile che in Italia un’azienda si prenda il rischio d’investire in una tecnologia così nuova".

Insomma, Pianoro un po’ come la Silicon Valley?

"Marchesini Group ha fatto da incubatore e acceleratore della nostra startup. Se altre aziende facessero così, non ci sarebbe la fuga di cervelli di cui tanto si parla".

Lei ha scelto di rimanere in Italia?

"Sì, anche se ho fatto un periodo negli Usa, dove a volte basta qualche slide per essere finanziati con milioni di dollari. Vengo da L’Aquila, poi dopo il terremoto ho continuato i miei studi a Bologna. Voglio realizzare il mio sogno, ma lo voglio realizzare qui".

Per questo Eyecan ha scelto Marchesini Group?

"La nostra startup di cinque persone ha anche due soci, il professor Luigi Di Stefano, ordinario di computer vision dell’Unibo, e il professor Samuele Salti, associato dell’Unibo. Avremmo potuto scegliere un investitore istituzionale, ma abbiamo preferito un partner di mercato, sensibile alla nostra filosofia di robot che lavorano a fianco dell’uomo. Il nostro obiettivo è lo stesso di Marchesini Group: il robot non ti ’uccide’, ma ti aiuta. Aumenta la capacità degli operatori, quindi migliora sia il lavoro umano che la produzione".