Inflazione in Italia, a settembre sfiora il 9%. Carrello della spesa ai massimi dal 1983

Istat: beni alimentari +11,5%. Dato acquisito per il 2022 +7,1%. Prometeia rivede le previsioni sul Pil dell'Italia e lo taglia di 2 punti per il 2023. Visco: "Contrastare con decisione ulteriori rischi"

Balzo dell'inflazione a settembre

Balzo dell'inflazione a settembre

Roma, 30 settembre 2022 - Vola l'inflazione in Italia, nel mese di settembre. Si registra infatti un balzo quasi del 9%. Secondo le stime preliminari diffuse dall'Istat, l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,3% su base mensile e dell'8,9% su base annua (da +8,4% del mese precedente). Questa volta a spiegare l'accelerazione dei prezzi non sono solo gli 'energetici', ma soprattutto i beni del cosiddetto 'carrello della spesa' che registrano un +11,1%, ai massimi dal luglio 1983. L'inflazione di fondo, al netto di energetici e alimentari freschi, accelera da +4,4% a +5,0% e quella al netto dei soli beni energetici da +5,0% a +5,5%.

Nelle stime sull'Inflazione, Istat comunica anche che "l'inflazione acquisita per il 2022 è pari a +7,1% per l'indice generale e a +3,6% per la componente di fondo". Nel mese di agosto l'inflazione acquisita era a +7%

Secondo la stima flash di Eurostat, l'istituto statistico europeo, inoltre, l'inflazione nell'area euro è salita al 10% annuo a settembre dal 9,1% di agosto.

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L'inflazione sugli altri beni

Si registra un'accelerazione dell'inflazione anche sui prezzi dei beni alimentari (la cui crescita passa da +10,1% di agosto a +11,5%) sia lavorati (da +10,4% a +11,7%) sia non lavorati (da +9,8% a +11,0%) e a quelli dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,6% a +5,7%). Contribuiscono, in misura minore, anche i prezzi dei beni non durevoli (da +3,8% a +4,7%) e dei beni semidurevoli (da+2,3% a +2,8%).

Pur rallentando di poco, continuano a crescere in misura molto ampia, i prezzi dei beni energetici (da +44,9% di agosto a +44,5%) sia regolamentati (da +47,9% a + 47,7%) sia non regolamentati (da +41,6% a +41,2%); decelerano anche i prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +8,4% a +7,2%). L'"inflazione di fondo", al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +4,4% a +5,0% e quella al netto dei soli beni energetici da +5,0% a +5,5%.

Prometeia taglia il Pil di quasi due punti nel 2023

Prometeia ha rivisto le sue previsioni sul pil dell'Italia, riducendo dall'1,9% allo 0,1% le stime di crescita del nostro Paese nel 2023. "Gas e inflazione tagliano quasi due punti di Pil italiano", afferma l'istituto di ricerca e consulenza, che rivede anche le stime sull'Eurozona (da +1,6% a -0,1%), ora attesa in recessione, e sull'economia mondiale (da +2,6% a +1,6%). Ritoccate al rialzo, invece, le stime di crescita nel 2022: quelle dell'Italia da +2,9% a +3,4%, quelle dell'eurozona da +2,6% a +3,1% e quelle globali da +2,1% a +2,3%.

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Visco: "Evitare dannosa spirale tra salari e prezzi"

Il forte aumento dell'inflazione conseguito alla fine della pandemia e allo shock energetico provocato dall'invasione della Russia in Ucraina "non può essere ignorato dalla banca centrale: occorre contrastare con decisione il rischio che possa causare un aumento delle aspettative d'inflazione e portare a sua volta a una vana e dannosa spirale tra salari e prezzi", ha detto il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, intervenendo a una conferenza a Firenze.

Sul deterioramento delle previsioni di crescita, il governatore ha aggiunto: "Desta preoccupazione, in particolare, il forte deterioramento delle previsioni di crescita, la cui causa ultima è costituita dallo shock energetico e dalle sue conseguenze sul potere d'acquisto dei redditi e sui profitti delle imprese".

C'è poi la decisione della Bce di alzare i tassi e in caso di rialzi troppo "rapidi e pronunciati" si finirebbe per "aumentare i rischi di una recessione", ha detto Visco. "Qualora il deterioramento delle prospettive economiche si rivelasse peggiore del previsto, un eccessivo anticipo nella normalizzazione dei tassi ufficiali potrebbe risultare sproporzionato".