L'indice Big Mac: quando un burger diventa specchio dell'economia mondiale

Il fenomeno Burgernomics e dove si vende il panino più costoso del pianeta

L'insegna McDonald's

L'insegna McDonald's

Lo puoi trovare in tutto il mondo, il logo è iconico e le mascotte anche: è McDonald’s, la catena di ristoranti fast food statunitense che ha 38mila sedi dislocate in tutto il globo. Solo nel 2022, a suon di chips, hamburger e chicken nuggets, l’azienda ha generato un fatturato stimato di oltre $ 27 miliardi all'anno. Una cifra notevole, che oltre a rispecchiare i gusti della società sottolinea il grande peso dell’azienda sul piano dell’economia mondiale.

Burgernomics

Il ruolo di McDonald’s è così significativo nel campo economico, che si è iniziato a parlare di Burgernomics. E in particolare il focus si è spostato su uno tra i burger più venduti: il Big Mac. Gli ingredienti sono semplici, carne bovina, formaggio, salsa Big Mac, insalata, cipolla e il famoso cetriolino, uno degli ingredienti più divisivi tra i consumatori: un vero e proprio odi et amo. Questo famoso panino è diventato nel tempo un curioso criterio utilizzato per valutare la teoria del tasso di cambio nel mondo. Strano? Eppure, è vero.

Che cos’è l’indice Big Mac?

È chiamato Indice Big Mac, il criterio inventato dal The Economist nel 1986 per verificare se le valute di tutto il mondo siano al loro livello "corretto". Come capirlo? Attraverso il prezzo di vendita del Big Mac. L’indice non è altro che uno strumento attraverso il quale misurare il potere d'acquisto di due diverse valute. Gli investitori possono percepire la disparità del potere d'acquisto confrontando il prezzo di un panino Big Mac tra i vari Paesi e capire così se una valuta è svalutata o meno rispetto al dollaro.

In altre parole, se la teoria del potere d'acquisto è corretta, il prezzo pagato per un Big Mac in dollari americani dovrebbe essere lo stesso in tutti i Paesi. Al contrario, in caso di disuguaglianza, secondo la stessa teoria, il mercato dovrebbe essere in grado di equilibrarsi fino a raggiungere la parità dei prezzi. Non è mai stato inteso come un indicatore preciso del disallineamento valutario, ma solo uno strumento per rendere più digeribile la teoria del tasso di cambio. Nonostante ciò, l'indice Big Mac è diventato uno standard globale che è stato incluso in diversi manuali di economia e che è tuttora oggetto di decine di studi accademici.  

Come viene calcolato?

Si parte individuando il prezzo del Big Mac in due Paesi in cui McDonald’s ha stabilito il suo sistema di franchising. Quindi, si divide il costo del panino nel primo Paese per il relativo prezzo nell’altra Nazione, nelle rispettive valute. Il valore ottenuto viene confrontato con il tasso di cambio attuale: se è più basso, significa che la prima valuta è sottovalutata rispetto alla seconda; se invece è più alto, allora la prima valuta è sopravvalutata.

Il Big Mac Index sarebbe quindi uno specchio per osservare e mettere a confronto il costo della vita reale (il prezzo di un pasto, della spesa al supermercato, della baby-sitter) tra due diverse economie.

I prezzi del Big Mac a confronto

La Svizzera, dove il panino viene venduto a 7,26 dollari, si aggiudica il primato di Paese con il Big Mac più costoso del pianeta. Al secondo e al terzo posto, Norvegia e Svezia, rispettivamente 6,85 dollari e 6,59 dollari. Seguono gli Stati Uniti, in cui il prezzo è di 5,74 dollari. In Cina potremmo godere del Big Mac per soli 3,54 dollari, mentre in Italia costa 5,3 dollari. Stesso prezzo anche ad Israele, più basso invece il costo di bel burger in Giappone, dove poterete comprarlo a circa 3,74 dollari. Tra i prezzi più bassi Venezuela, dove il burger costa 1,76 dollari, l’Egitto, 1,84, e l’Indonesia, 2,35.

Prendendo in riferimento il dato più alto, ossia quello della Svizzera, si evince che il tasso dell'indice Big Mac è di 1,12 franchi per dollaro. Ciò significa che la valuta svizzera è sopravvalutata rispetto al dollaro americano del 20,16%.

Alcuni limiti

Sebbene l’indicatore Big Mac sia ormai utilizzato e consultato da molti economisti, secondo alcuni detrattori non è del tutto affidabile. I motivi sono molteplici. Per prima cosa, la catena di franchising McDonald’s non è diffusa completamente dappertutto, ad esempio scarseggia in Africa.

Inoltre, in alcuni Paesi come l’India, il consumo di carne bovina è limitato per motivi religiosi. Perciò, il Big Mac si è sostituito con la carne di pollo. Infine, non è escluso che nei diversi paesi la manodopera e le materie prime necessarie abbiano prezzi differenti. Quindi, ciò porterebbe a pensare che queste informazioni non riflettano l’esatto potere d’acquisto di una valuta.  

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