Villois
Il nuovo ordine economico mondiale avrà tra i suoi protagonisti sicuramente anche l’Arabia Saudita, la quale per molti decenni ha accumulato trilioni di petrodollari e ora manda avvisi ai naviganti di disporre di infinite ricorse per intervenire nelle decisioni globali come mai prima. Il suo Public Investiment Fund è uno dei più grandi fondi sovrani del globo, con un patrimonio stimato in circa 800 miliardi di dollari, i suoi investimenti, principalmente in grandi major statunitensi, sono già molto importanti. Adesso allarga gli orizzonti verso l’Europa, per ora disponendo solo di quote in Eni e Total, ovvero le maggiori imprese europee di energia, insieme alla anglo-olandese Shell. La capacità di rifornire il Fund di continua liquidità, derivante dai petrodollari, fa sì che esso possa acquisire costantemente partecipazioni, mai di maggioranza, ma tali da poter indirizzare strategie e indirizzi, non solo nelle imprese private, ma anche in quelle di emanazione e maggioranza pubblica.
A tal proposito vi sarebbero aspettative anche dal governo italiano, come è stato riferito da autorevoli suoi esponenti. Sicuramente avere nella governance soggetti finanziari con grandi disponibilità non è mai sbagliato, bene però non scordare di quanto, soprattutto l’Italia, ma anche l’Europa, dipenda già per le forniture energetiche, soprattutto per il petrolio, dai paesi arabi, i quali saranno sempre più guidati proprio dai sauditi. Questi ultimi, in tandem con la Russia di Putin, stanno definendo la politica produttiva dell’Opec. Già sarà complesso il nuovo ordine mondiale, ma essere vincolati a Riad finanziariamente per progetti strategici può far crescere le incognite.
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