In Umbria è un affare da 180 milioni di euro

Nella regione sono censiti 8mila cavatori

La pandemia non ferma il business del tartufo. Anzi, in Umbria, terra di banchi e di neri, la stagione autunnale della raccolta è appena iniziata. I prezzi, fanno sapere gli addetti ai lavori, sono alle stelle perché come tutte le rarità il costo lo fa il mercato. Quest’anno il pregiatissimo bianco sale a quota 1.000-3.000 euro al chilo (dipende dalla rivendita e dalla pezzatura); mentre per il nero ci vogliono dai 100 ai 300 euro al chilo. Il tartufo in Umbria muove un ottimo giro d’affari.

"Siamo la regione dove si concentra il numero più alto di aziende di trasformazione, che danno lavoro a circa 500 addetti – racconta Elisa Ioni (nella foto), al secolo Lady Trifola, 44 anni, una laurea di sociologia, appassionata di turismo e promozione del territorio e dal 2007 responsabile commerciale di una nota azienda del settore –. In Umbria sono censiti 8mila cavatori (su 70mila a livello nazionale). Predomina la componente maschile, ma negli ultimi anni aumenta anche la compagine in rosa. L’indotto, tra aziende di trasformazione e raccolta, si aggira intorno ai 120-180 milioni di euro".

Il prezioso tubero muove gli ingranaggi economici di sei territori: l’alto Tevere (bianco e nero estivo), l’alto Chiascio (bianco), medio Tevere con l’interland perugino e la zona di Marsciano (bianco e nero estivo), Monte Peglia- Fabro e Orvietano (bianco ed estivo), Valtopina (bianco e nero estivo), Sibillini con il "nero Norcia". Una manna dal cielo, anzi da sottoterra, per i borghi dell’Umbria, che intorno al tartufo creano eventi, mettono in moto mercati e rassegne. I turisti arrivano a frotte, i ristoranti con la materia prima da mettere in tavola a chilometro zero, fanno affari d’oro, soprattutto durante le mostre-mercato dell’autunno. Ma senza i cavatori lo spettacolo di re tartufo non va in scena. Tutto inizia da queste figure, vecchie quasi come il mondo.

Solo in Alta Umbria, fra Gubbio e Città di Castello sono circa duemila. Cane al guinzaglio, vanghino in spalla, fino ad agosto sono impegnati nella ricerca del nero estivo. Adesso via libera alla caccia del bianco. In questi giorni all’alba, assieme al compagno Giuliano Martinelli, imprenditore e maestro del tartufo, a Lola e Birba, anche Elisa ha ripreso l’attività con la mascherina d’ordinanza. Giuliano è alla guida di un’azienda, la "Giuliano tartufi" di Pietralunga, che impiega 65 dipendenti diretti (quasi tutte donne). Posti di lavoro veri, visto che non si tratta né di stagionali, né di interinali. Trecento i collaboratori esterni tra cavatori e venditori.

Silvia Angelici

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro