Mercoledì 24 Aprile 2024

In ripresa l’oreficeria

Segni positivi nel settore penalizzato dalla pandemia

L’oreficeria resta uno dei settori più colpiti dalla pandemia. La domanda di gioielli in oro a livello mondiale, monitorata dal World Gold Council, nel 2020 è scesa a 1.400 tonnellate, livelli minimi dell’ultimo decennio, con una contrazione pari al 33,5%, complici sia le misure di contenimento a causa del Covid-19 (chiusura delle fasi distributive, blocco dei flussi turistici) sia l’elevato livello raggiunto dai prezzi dei preziosi, come effetto della forte incertezza sui mercati. Lo racconta un report sul settore pubblicato da Intesa Sanpaolo. Eppure già a partire dal terzo trimestre, ma ancora più nel quarto, la domanda mondiale di gioielli in oro in realtà ha iniziato a recuperare, spiega il report, "con miglioramenti diffusi a tutti i Paesi e particolarmente intensi in India (-7,9% nel quarto trimestre a fronte di -42% dell’intero 2020) e Cina (-9,5% vs -34,9%)".

Ma si segnala come Hong Kong, importante mercato del gioiello nell’area, "rimanga in territorio pesantemente negativo, penalizzato dalle tensioni politiche e dal crollo dei flussi turistici dalla Cina continentale".

Le vendite negli Usa nell’ultimo scorcio dell’anno sono, al contrario, solo di poco inferiori ai livelli dello stesso periodo del 2019 (-1,1%) "confermando il migliore stato di salute di questo mercato, visibile anche dai dati annuali, che registrano una perdita contenuta al 10% circa".

Anche l’export italiano di gioielli in oro ha sofferto in maniera considerevole l’impatto della pandemia, registrando una contrazione, sulla media del 2020, del 29% delle quantità e del 31,2% dei valori.

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