Visionnaire diventa una benefit corporation

Modello Visionnaire

Modello Visionnaire

È possibile che il desiderio di sfarzo e le illimitate risorse delle nuove èlite abbiano mutato il concetto stesso di lusso? E può, chi di mestiere si occupa di soddisfare i desideri delle classi più facoltose del globo, riuscirvi senza gravare sull’ambiente e sulla società? A quanto pare sì, o almeno questo è l’equilibrio su cui si regge Visionnaire, il brand di interior design germogliato a Bologna, nel 2004, dallo storico marchio di arredi Ipe. E da allora interprete, sotto la guida del ceo e nipote del fondatore della casa madre, Leopoldo Cavalli (nella foto grande a destra), e la direzione creativa della sorella Eleonore, di un’ambizioso approccio al settore ‘meta-luxury’. Cucito su misura per pochi, ma sostenibile per tutti.

La terza generazione, nel vostro caso, alla proverbiale decadenza ha preferito il rilancio.

"Si può dire, a valle di un percorso sessantennale di crescita, affinamento e ampliamento degli orizzonti di business e all’indomani dell’evoluzione di Ipe in ‘benefit corporation’, che abbiamo fatto il nostro. Legando assieme il know-how maturato da mio nonno Pompeo e dai suoi fratelli, partiti dai sedili per auto e capaci di sfondare nell’arredamento con la poltrona Mercury, e la vocazione internazionale che poi mostrò mio padre, il primo della famiglia a battere, partendo dall’Europa e dal Medio Oriente, i mercati esteri. A questo connubio, da ultimo, noi abbiamo affiancato la cultura della tutela ambientale e sociale, doverosa di per sé ma pure molto cara al nostro target di clientela".

E chi è il cliente tipo del design ‘meta-lusso’? Quali ambienti, arredi e soprammobili sogna?

"Quella in cui operiamo in oltre 55 Paesi, benché sia trasversale a ogni nazione, è una nicchia quantomai ristretta ed esclusiva, oltre che altamente competitiva e ad alto tasso di imprevedibilità. Questo perché in ciascun luogo del mondo, accanto alla qualità Made in Italy progettata e realizzata dai nostri designer e artigiani in 60 hub produttivi sparsi per l’Italia, i ceti abbienti desiderano ricercatezza e unicità. Ognuno a modo suo, ovviamente, sulla base di paradigmi culturali e gusti estetici differenti ma sempre con la medesima pretesa di avere un servizio all’altezza".

Per questo avete scelto di scendere in campo in modo diretto sui mercati più ‘caldi’?

"Negli ultimi tre anni, e la scelta si è rivelata particolarmente felice anche per fare fronte alle difficoltà logistiche del periodo pandemico, abbiamo aperto altre cinque filiali in luoghi strategici come Londra, all’interno del prestigioso Chelsea Harbour Design Center, Hong Kong, le coste est e ovest degli Stati Uniti e Dubai, lungo la Jumeirah beach road, oltre a mettere un piede nella provincia cinese dello Henan, con un nuovo showroom appena inaugurato a Zhengzhou. Lo scopo, in modo opposto alla pratica, comune fra le aziende di design nostrane, di partire dall’Italia con il campionario sotto braccio, è proprio di poter contare su professionisti che conoscano profondamente la zona in cui lavorano. E la crescita dei ricavi, a 40 milioni nell’ultimo anno e con un ulteriore +30% atteso per il 2022, sembra darci ragione".

Come non vi dà torto la volontà di inseguire ogni ‘capriccio’ di chi si affida a Visionnaire...

"Più che un’azienda attiva su un pugno di prodotti realizzati da archistar, come molti nostri competitor, noi siamo un’azienda ‘total look’, di linguaggio e di soluzione, che si occupa di interni ed esterni, dal tappeto al lampadario e dal bagno alla cucina. In questo modo, ogni piccolo e grande particolare delle proprietà dei nostri clienti può diventare lo spunto per cucirgli addosso un’offerta completamente personalizzabile, fatta di materiali di lusso raccolti nei migliori distretti italiani e trasformati in vere e proprie opere d’arte".

Ultimo punto, la sostenibilità, incarnata dalla trasformazione in società benefit.

"Ridurre il nostro impatto ambientale investendo sulla compatibilità ambientale di materiali e processi e minimizzare gli sprechi, i consumi e i rifiuti è un impegno che abbiamo preso da tempo e che, chiaramente, in funzione del riconoscimento di Ipe-Visionnaire come Benefit corporation ha pesato. Ma essere sostenibili, oggi, significa pensare anche alla società di cui facciamo parte, come provano la copertura sanitaria che garantiamo a ognuno nei nostri 100 dipendenti e la possibilità che gli offriremo di svolgere ore di volontariato retribuite dall’azienda nel proprio Comune di residenza".