Martedì 23 Aprile 2024

Un mercato spietato: compensi senza equità

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NEL 2021 LO STREAMING musicale ha fatturato di 13,4 miliardi di dollari. Cifra esorbitante, che nell’ultimo decennio secondo alcuni analisti ha visto i ricavi moltiplicarsi di 28 volte. Spotify è la piattaforma di streaming musicale più usata al mondo, con una quota pari al 30 per cento di tutti gli abbonati. Dei diversi tipi di diritto d’autore le piattaforme di streaming calcolano per lo più quelli legati al numero di volte che una registrazione audio viene riprodotta o scaricata.

Ma quanto incassano gli artisti? Secondo un’indagine della rivista specializzata Produce Hive ripresa dal quotidiano Avvenire, Spotify riconosce loro una quota tra 0,003 e 0,004 dollari a riproduzione, anche se la cifra varia da paese a paese e dalla popolarità. Pure le piattaforme retribuiscono gli artisti in maniera diversa. Su Tidal per guadagnare un dollaro occorrono 78 riproduzioni, mentre su Apple Music 125 e su Amazon Music 249. Seguono Spotify, col suo strapotere, che paga un dollaro ogni 314 ascolti, YouTube Music ogni 500 e Pandora ogni 752.

La meno remunerativa di tutte è Deezer, dove il tanto agognato dollaro richiede 909 streaming. Da notare che i guadagni non finiscono tutti all’autore, ma vanno divisi col proprietario del master e con l’etichetta discografica. "Nell’era dello streaming la pubblicazione di un album ha poco senso", ammette Mario Lavezzi, presidente del consiglio di sorveglianza della Siae. "Ormai un singolo di successo rimane in radio un mese-un mese e mezzo, poi si passa al successivo. Basti pensare che una numero uno delle hit-parade come Beyoncé (nella foto sotto) ne ha pubblicati una decina in un anno. Da presidente del Consiglio di sorveglianza della Siae vedo numeri molto eloquenti al proposito. E il mercato è in evoluzione. La mediazione delle case discografiche rimane importante, ma non mancano artisti capaci di arrivare direttamente al pubblico saltando tutta o quasi la filiera con la creazione di loro etichette che hanno, quindi, la proprietà del master e pagano alle case discografiche solo la distribuzione".

E la distribuzione può avere, a seconda degli accordi, un’incidenza dal 20 al 40% (o anche di più). Ma con distributori indipendenti quella quota può scendere al 10 per cento o poco più.

Andrea Spinelli